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  20/04/2024 - 16:32

 

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Scanner - libri
 


I.Q.Hunter e Chiara Barbo
Brit-Invaders
Il cinema di fantascienza britannico. Alla riscoperta di un genere sommerso
Lindau, Universale/Film cult, pp.240, € 18,00

 




                     di Matteo Merli


H. G. Wells è stato uno dei padri della fantascienza letteraria, e il suo acume narrativo è stato lo specchio veritiero di un presente assorbito dal lettore come angoscia o presentimento nero per un futuro indefinito. “Gli uomini, come dice lo stesso Wells, sono soddisfatti di se stessi percorrendo il globo in lungo e largo, credendosi di essere padroni della materia. È probabile che i microbi sotto il microscopio facciano altrettanto”. Sono proprio queste parole, l’inquieto esistere in cui versa l’uomo e il suo egocentrismo, e la fantascienza ha mostrato questo cono d’ombra che investe il nostro vissuto, presente e futuro. In particolare la “british science-fiction”, è una delle più fertili nel pianeta non solo esclusivamente letterario ma anche cinematografico, con la presenza di autori dai nomi altisonanti come: H. G. Wells, William Golding, Arthur C. Clarke, Anthony Burgess, e registi del carisma di Stanley Kubrick, Ridley Scott, Danny Boyle. In questo prezioso saggio i più autorevoli esperti della fantascienza britannica esplorano il genere in dieci saggi: dal curioso Lo strano mondo del cinema di fantascienza britannico di I. Q. Hunter; a Donne aliene: la politica della differenza sessuale nel cinema pulp di fantascienza, di Steve Chibnall all’analisi di due film capitali come Un po’ di vecchia ultraviolenza: Arancia Meccanica di James Chapman o Ragazze dei sogni e panico meccanico: distopia e sue alternanze in Brazil e Orwell 1984, di Linda Ruth Williams; per concludere filmografia dei film di fantascienza britannici dopo l’avvento del sonoro di I. Q. Hunter. L’immaginario di creature aliene e visione futuristiche percorrono il cinema inglese dalla fine degli anni venti fino ad oggi. Un cinema che ha saputo concretizzare in quadri visivi l’evoluzione della società e del costume inglese nei suoi aspetti contraddittori, presentando opere concernenti sperimentazioni e tradizione. Vengo in mente scene de Il villaggio dei dannati, alle tante pellicole della casa produttrice Hammer, specializzata nei generi popolari, ai più recenti e visionari Brazil, 28 giorni dopo, per arrivare alle nuove derive digitali di giovani filmamaker, pronti a rinverdire il cinema di genere plasmandolo con stili differenti. Quello che si presenta sotto ai nostri occhi, leggendo questo volume, è la rappresentazione di un futuro in cui la Gran Bretagna diventa il luogo di ansie che si incanalano verso gli orizzonti futuri, lasciando presagire una insicurezza esistenziale palpabile nel sentire comune di una realtà inafferrabile nelle sue molteplici incostanze, ben presenti in vasta scala. Questo libro ripara al danno di non aver mai analizzato da vicino la fantascienza britannica, scalzato in passato dall’attenzione mirata solo al cinema d’autore e d’impegno, dimenticando lo spessore di genere che questo ha lasciato nell’immaginario della settima arte, curato con determinata passione dal docente di cinema I. Q. Hunter e dal critico cinematografico Chiara Barbo.

Voto 7 

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