Dai Paesi
Baschi non giungono solo notizie di separazioni politiche o contrasti
violenti, ma anche il sapore vero dell’arte e
soprattutto il fascino di una città cosmopolita e ospitale, in cui è nato e
prospera il festival omonimo di cinema, giunto ad una data importante. Anche per quest’anno, alla terza volta consecutiva, al San Sebastian Film Festival si
dedica uno spazio specifico alle cinematografie maghrebine
e africane in cui si parla portoghese. Importante e anche la
sezione del festival iberico, In movimento, proprio perché aperta a film in via
di completamento o di post-produzione che arrivano da Algeria, Libano, Egitto,
Giordania, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e dei paesi africani di lingua
portoghese. Importante il concorso internazionale,
con opere provenienti dal tutto il mondo e con una schiera nutrita di film
provenienti dal sud america e di autori emergenti.
Interessanti il Velodrome, con la presentazione di
pellicole importanti e significative della stagione in
corso e la vitale e imprevedibile Zabaltegi. Sempre
molto curata il percorso Horizontes Latinos e le retrospettive, dedicate per l’occasione a Henry
King, Philippe Garrel e una tematica denominata Cold Fever, alle cinematografie
del Nord Europa. A conclusione il vincitore del festival è stato A Thousand
Years of Good Prayers di Wayne Wang,
già autore in passato di Blue in the Face e Smoke
assieme al direttore della giuria di quest'anno, Paul Auster,
aggiudicandosi così l’ambita Conchiglia d’oro, assieme alla migliore
interpretazione maschile di Henry O. Il premio alla
Miglior Fotografia è andato a Charlie Lam per il film di Hong Kong, Exodus
di Pang Ho-Cheung. La Conchiglia d'Argento
alla Miglior Attrice è andata alla spagnola Blanca Portillo per Siete mesas de billar francés, nonostante alcune
voci di corridoio davano per favorita la nota attrice Maribel
Verdú. Questa pellicola forte di una coabitazione di
due donne assai diverse tra loro (Portillo e Verdú) costrette a vivere insieme loro malgrado, ha fatto
guadagnare anche il Premio della Giuria per la migliore sceneggiatura a David Plannel e al regista e co-sceneggiatore Gracia
Querejeta.
Miglior
Regista è andata al documentarista britannico Nick Broomfield per il coinvolgente Battle for Haditha, mentre la
co-produzione iraniano-francese Buddha Collapased Out of Shame di Hana Makhmalbaf ha ricevuto il
Premio Speciale della Giuria per la sua “straordinaria fotografia e notevole
prova dell'attrice-bambina Nikbakht Noruz".
Un’occasione
unica per riscoprire un piccolo grande festival, pieno
di spirito caliente.
Voto
7 ½