Paycheck
Windtalkers
Mission: Impossible-2
Face/Off

Ecco a voi le nuove mirabolanti avventure dell'incomparabile Ethan Hunt, di professione spia, con una spiccata tendenza a sorridere ogni quindici minuti. Come il genere rigorosamente richiede John Woo, regista specializzato in pellicole d'azione, ci introduce direttamente all'interno del groviglio che in seguito il protagonista dovrà districare: uno scienziato di origini russe tenta di mettersi in contatto con un non meglio precisato Dimitri per arrivare incolume in America con una preziosa valigetta. Il Dimitri in questione parrebbe corrispondere ad una delle tante identità alternative di Hunt, ha la sua faccia ma non si comporta come lui. E infatti non è Hunt, che ritroviamo poco dopo nell'ormai notissima sequenza di free climbing in solitario utilizzata nello spot di lancio di M:I-2, al termine della quale viene reclutato per la prossima missione impossibile con un paio di occhiali a display digitale interno e regolati per autodistruggersi in cinque secondi: le organizzazioni di spionaggio, si sa, non lasciano mai tracce e non hanno problemi di budget. In breve Ethan Hunt viene messo al corrente della missione che l'attende: dovrà reclutare le sue solite spalle, il pilota e il corpulento modaiolo esperto d'informatica, oltre ad un'affascinante ladra internazionale Nyah. La ragazza dovrà servire come 'cavallo di Troia' per penetrare nel nascondiglio del suo ultimo boy friend, l'agente deviato Sean Ambrose, il cattivo della situazione, che dopo aver messo le mani sull'antivirus Belleforonte, desidera entrare in possesso anche del virus Chimera, letale dopo venti ore di esposizione: entrambi frutto delle ricerche deviate di un magnate dell'industria farmaceutica talmente ambizioso da farsi inventare una terribile malattia per arricchirsi vendendo l'antidoto. Con la collaborazione di Nyah, con la quale Hunt ha intrecciato una relazione dopo un mirabile 'corteggiamento' automobilistico, la nostra superspia riuscirà a regolare i conti col cattivo salvando in extremis la sua bella. Quella di Mission impossible 2è una trama rettilinea, che parte in medias res per poi districarsi via via: la riflessione di Hunt che ci spiega che il mostro Chimera dev'essere un virus incurabile e l'eroe Bellerofonte l'unico antidoto arriva dopo che anche gli spettatori sotto i dieci anni hanno capito a cosa allude il mito greco ripetuto ad oltranza. A parte tutto, comunque, il fatto che la trama scorra senza troppi grovigli è anche un bene, perché consente allo spettatore di trovarsi proiettato nelle scene d'azione di John Woo, altamente spettacolari nella loro semplicità: esplosioni, sequenze acrobatiche (molte girate da Cruise senza controfigura), pressanti inseguimenti, sparatorie con sprazzi alla Hana-bi, giusto per azzardare un paragone con Takeshi Kitano. Il cinquantaduenne regista di Hong Kong continua ad utilizzare il rallenty nelle sparatorie, dove al solito colombe bianche sogliono volar via tra i fumi causati dal diluvio di piombo rovente. Notevole anche la coreografia delle scene della lotta finale, nelle quali Tom Cruise quasi rivaleggia nelle arti marziali con Van Damme - tra l'altro diretto da Woo nell'ottimo western moderno Senza tregua -. Persiste una citazione indiretta anche con il primo Mission: Impossible, ovvero l'incursione nella stanza superprotetta della CIA: stavolta Hunt si ripete penetrando appeso ad un elicottero con un cavo in una torretta posta alla sommità di un grattacielo. Inutile dire che il cavo è preciso al millimetro e l'intrusione riesce alla perfezione nei quaranta secondi disponibili. Incredibile in particolare la sequenza mozzafiato dell'inseguimento motociclistico nel finale: in certi punti quasi parodica, ma con un paio di scene di un sincronismo notevole. Alla fine in M:I-2 tutto finisce per essere gioco, azione, velocità, stavolta c'è perfino la storia d'amore in sottofondo: puro entertainment, divertimento assicurato, deresponsabilizzazione totale dello spettatore nei confronti della storia. Non persiste neppure il sottile senso di colpa di visionare volutamente un sequel, fondamentalmente perché si tratta comunque della rielaborazione sul grande schermo di una serie televisiva degli anni Sessanta, dunque nata di per sé per la ripetizione ad libitum. Rispetto al film di De Palma regge decisamente il paragone anche la regia di John Woo: M:I-2 funziona nel complesso e raggiunge gli obiettivi prefissati, ovvero attirare gente e farla divertire, nient'altro. Oltre alle indubbie attrattive estetiche del film, altamente spettacolare, per quanto riguarda l'Italia, è vedere le sale al chiuso stracolme in piena estate. Magari potrebbe essere l'avvio di una nuova tendenza per il nostro paese, nel quale, fino ad M:I-2 la stagione cinematografica soleva interrompersi bruscamente tra giugno e settembre. Intanto, almeno per la prima estate del millennio, gli italiani cinefili potranno divertirsi non poco con le acrobazie spionistiche della ben assortita coppia Cruise-Newton. Nel 2001 si vedrà...

Voto 7