il nome di Louis Malle, dopo la sua prematura scomparsa, è finito da subito
nel dimenticatoio dei tanti che affollano il mondo della settima arte,
colpevolizzando forse in maniera eccessiva la sua proverbiale versatilità.
Figlio dell’alta borghesia, sin da giovane si appassiona al cinema e abbandona
l’università per seguire dei corsi di cameraman. In questi anni si avvicina a Jacques Cousteau, esploratore
oceanografico, partecipando ad alcune spedizioni come addetto alle riprese.
Nel
1955, con il documentario il mondo del silenzio vince la Palma d’Oro a Cannes e il
premio Oscar, lanciando la sua carriera da regista. L’esordio nel
lungometraggio avviene con L’ascensore del
patibolo, in cui Florence
(Jeanne Moreau) e Julien Tavernier sono amanti e
decidono di sbarazzarsi del marito di lei, Simon Carala,
un uomo ricco e completamente dedito ai suoi affari. I due architettano un
piano che sembra perfetto, disponendo ogni dettaglio in modo che la polizia
pensi ad un omicidio. Opera visivamente affascinante che apre la stagione della Nouvelle Vague, e
ponendo in auge lo stile di regia che fece epoca. Les amants ( gli amanti ) vede una esuberante
Jeanne ( strepitosa la Moreau ), ricca borghese di provincia e moglie di Henry, ormai esasperata dalla freddezza del marito
che mette alla prova la sua fedeltà offrendole continue possibilità di
tradimento. Fino a quando Jeanne incontra un giovane
studente di archeologia col quale decide di scappare. Malle mette alla berlina la coppia borghese, chiusa in dinamiche relazionali asfittiche, e si concentra sui
personaggi nei loro gesti e bisogni sentimentali, ancorando il tutto ad un
futuro incerto. Ottima la sequenza di notte nel bosco, che ha
il respiro dolce dell’amore, come non si era mai visto al cinema.
Zazie nel metro, prende spunto dall’omonimo romanzo di Raymond Queneau. La dodicenne Zazie è costretta a stare due giorni alla
settimana a Parigi, a casa degli zii. La madre in questo modo è libera di
frequentare il suo amante. Un giorno Zazie riesce a eludere la custodia dello zio e va alla scoperta della
città. Il regista francese scavalca la prospettiva della nouvelle
vague, per plasmare la forma in un vortice di senso
allegorico debordante, dimostrando l’intenzione di seguire suggestioni di
diversa fattura. Con Fuoco
fatuo ritorna ai suoi temi prediletti, e in questo
bellissimo dramma, Alain è un uomo in bilico tra la vita e la morte. Prigioniero dell’alcol e di una vita nella quale non riesce più a
dare un senso, cerca conforto tra i suoi amici. Nemmeno l’amore di una
donna potrà riscattarlo da un’esistenza incrinata. L’abbandono all’inefficienza
per il protagonista, diventa grido disperato per un mondo che gli riserva solo
disprezzo o compassione, in alternativa ad una
omologazione preconcetta. Nel fiabesco Luna nera è
scoppiata una guerra civile tra i sessi in cui non si fanno prigionieri, la
giovane Lily giunge a un castello in un bosco abitato da bizzarri personaggi:
una vecchia stramba, un gatto che suona il pianoforte, un liocorno parlante e
margherite che piangono se calpestate. Esperimento di commistione di genere che
non riesce del tutto, ma che denota la capacità di Malle
di affrontare sfondi immaginari differenti: questa volta manca la convinzione
di un soggetto pregnante con uno sguardo meno pernicioso che con il tempo ha
sentenziato la poca riuscita.
Non
bisogna dimenticare anche l’intensa attività nel documentario, che per Malle rappresenta l’occhio vivido dello spirito stesso del
filmare, libero dalle coercizioni del sistema con l’obiettivo puntato a
disgelare l’increspature dell’esistenza.
Negli anni sessanta il Nostro si rifugiò Calcutta per contestazione nei
confronti del cinema francese. Qui girò moltissimo materiale, da cui realizzò i
due documentari Calcutta e L’India Fantasma.
Calcutta,
capitale del Bengala, sviluppatasi sotto la dominazione britannica attorno a un forte militare, è nel 1970, una metropoli di tre
milioni di abitanti, destinata ad svilupparsi negli anni successivi a venti
milioni. Incapace di fornire lavoro e cibo sufficienti per
tutti, la città è un caotico formicaio in cui, a fronte di una
privilegiata minoranza borghese, erede degli usi e costumi occidentali, la
maggioranza a che fare con la miseria e i consueti riti della tradizione. Viaggio ipnotico in un universo a noi lontano di tagliente lucidità
ancora oggi. Documentario spinto all’estremo è Place
de la republique dove lo scopo è mettere in risalto
il passante, in un gioco di messa in scena dal ridente spirito letterario
vicino alle novelle di un Cèline. Humain
trop humain si basa sulle
testimonianze delle condizioni di lavoro nelle catene di montaggio di una
fabbrica di autovetture: vibrante indagine
sull’alienazione gestuale di queste persone, ancorato con lucidità ad un
sistema industriale meccanicamente perverso. Nella trasferta americana, Malle realizza Alla ricerca della felicità, tratteggiando
con efficacia la nuova ondata di immigrati in America.
Lo scopo è quello di mettere in risalto le speranze di vietnamiti, pakistani,
messicani che non hanno dimenticato le loro origini e mantengono i loro costumi inalterati in questa babele di culture diverse.
God’s country punta lo sguardo
su una piccola comunità del Minnesota. I semplici abitanti di Glencoe rappresentano una complessa ma vitale dimostrazione
dello spirito americano nella sua idea di sogno intramontabile prima di tornare
anni dopo a verificare l’avanzata del reaganismo,
senza intento derisorio ma con l’etico candore di osservare l’evoluzione di un
pensiero civile nel cuore degli Stati uniti. Uno dei suoi ultimi più bei film è sicuramente Arrivederci ragazzi, lieve racconto nella
Francia occupata del 1944,
in cui Julien stringe amicizia
con un compagno di scuola sensibile ed intelligente, ma un po’ misterioso. Il
loro rapporto viene brutalmente interrotto con il sequestro dell’amico da parte della Gestapo, perché ebreo. Struggente coming
of age di penetrante acutezza formale nel
ripercorrere una pagina nera della storia del suo paese, distinguendo i veri
valori attraverso il sacrificio della crescita in un osmosi
di pensiero autobiografico di candido livore. Purtroppo Louis
Malle muore nel 1995 a causa di leucemia e
di lui rimangono in mente alcuni frammenti dei film più importanti, lasciandoci
una frase degna della sua statura: “essenziale per un
artista è creare un universo definito da uno stile e da un modo di vedere le
cose. Al tempo stesso però ammiro gli artisti che sanno cambiare, chi non
rimane vincolato alla stessa forma espressiva”.
I
titoli trattati in questo articoli del regista
francese, sono disponibile nel formato video corretto in lingua originale con
sottotitoli in italiano e acquistabili direttamente sul sito: www.emik.it
Voto
9