Michael Reeves è stato una
delle figure atipiche della cinematografia britannica, affermatosi con un opera dall’incidere gotico, come Il grande inquisitore,
perseguendo su una linea anche precedente rivolta a risvegliare i sentimenti
sopiti di una rivalsa egoistica, presente nell’essere umano e pronto ad ogni
cosa per ottenere il sospirato sogno di un emozione duratura, codificata in una
idea di genere in linea con il principio della Hammer,
casa di produzione dell’epoca, conosciuta per i suoi horror. Killer di
satana parte da una coppia di vecchi, che sperimentano
la loro macchina di controllo sul cervello umano su un giovane di passaggio,
ottengono la capacità di impadronirsi della sua volontà. I due anziani sono
tentati nel riprovare attraverso di lui le sensazioni della giovinezza perduta,
trattenendosi nel continuare l’esperimento.
All’improvviso la
moglie dello scienziato, in preda ad un delirio di onnipotenza
si spinge oltre e si impossessa della mente del giovane, per spingersi sempre
di più verso la violenza e l’omicidio. Sacrificato da un budget esiguo, il lavoro di Reeves
non perisce, anzi la forza del soggetto ha la forza di
mettere in gioco il processo della visione nel tramite mediato dello
spettatore, ricavato sulla dualità giovinezza/vecchiaia, come sintomo concepito
nel risveglio dei costumi che si assaporava negli anni sessanta.
DVD scarno in una compressione video che non si è
avvalsa di una pulizia del master originale e proposta nel 4/3 classico, con la
componente audio presente in inglese e italiano nel misero 2.0 con sottotitoli. Deludente
infine la parte extra con il semplice accesso diretto alle scene.
Voto
7