L'insolito caso di Mr. Hire
L'uomo del treno
Confidenze troppo intime
In
ossequio al titolo l’ultimo film di Patrice Leconte si
apre con l’arrivo di un ombroso sconosciuto nella stazione deserta di una
sonnolenta cittadina del dipartimento di Ardeche, nel Sud della Francia.
L’uomo, il taciturno Milan, è un
professionista del furto approdato in città per rapinare una banca locale,
apparentemente priva di grandi misure di sicurezza: appena sceso dal treno,
acquistando un’aspirina in farmacia, Milan conosce casualmente Manesquier, un
professore di francese in pensione e, visto che l’unico albergo della città ha
chiuso i battenti per mancanza di avventori, ne accetta ruvidamente
l’ospitalità. Nei tre giorni che precedono la rapina, tra Milan e Manesquier si
sviluppa una strana forma d’amicizia per contrasto, rafforzata dal fatto che entrambi
sono davanti ad un crocevia esistenziale da cui ignorano se faranno ritorno:
l’avventuriero ha infatti in programma un ultimo colpo per uscire dal giro
proprio mentre Manesquier
dovrà andare sotto i ferri per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico
al cuore. La vicinanza stempera i rispettivi caratteri ed evoca ad entrambi un
desiderio di condivisione di gesti quotidiani rispettivamente estranei: come
Manesquier vuole provare l’ebbrezza di sparare con un revolver, così Milan
aspira a calarsi nelle pantofole dell’ex insegnante, quelle pantofole che non
ha mai indossato in una vita errabonda ormai avvertita come opprimente e che,
allo stesso tempo, rappresenta un’incredibile attrattiva per uno come
Manesquier, che come l’Ariosto ha viaggiato con la fantasia, senza mai muoversi
di un passo dalla fatiscente magione di famiglia e da un destino prefissato. La
trama de L’uomo
del treno, è di una semplicità assoluta, tutta giocata sul contrasto
recitativo tra i due bravissimi protagonisti, il solito Jean Rochefort ed un
sorprendente Johnny Hallyday in un ruolo concepito su misura per lui. Per
raccontare questa storia d’amicizia virile Leconte ha fatto
ricorso a vari espedienti stilistici, sia in fase di sceneggiatura (gli
impenetrabili silenzi di Milan opposti alla simpatica logorrea di Manesquier),
sia dal punto di vista cromatico (i due personaggi sono distinti dai diversi
colori della fotografia) che musicale (Manesquier contrappuntato da Schubert,
Milan dagli arpeggi di Ry
Cooder). Tra i tanti impagabili duetti dei due protagonisti corre l’obbligo
di segnalare un personaggio tanto assurdo da sembrare fantastico come l’autista
del colpo cui Milan dovrà prender parte, un tacito essere che ogni giorno dice
una sola frase alle dieci di mattina in punto, talmente preciso che da
regolarci l’orologio: prima ci pensa, e dopo si riposa. L’uomo del treno racconta
l’amicizia teoricamente impossibile tra due adulti che hanno vissuto agli
antipodi e che, giunti entrambi ad una svolta cruciale delle rispettive vite,
riescono a capirsi anche senza parole e cominciano a riflettere sulla
possibilità di un’esistenza radicalmente diversa: un impossibile scambio di
ruoli, un sogno di sapore universale che, nel finale di marca onirica, troverà
idealmente compimento.
L'uomo del treno - L'homme du train, regia di Patrice Leconte, con Jean Rochefort, Johnny Hallyday, Jean-François Stevenin; drammatico; Francia; 2002; C.; dur. 1h e 30'
Voto
7½