Il collezionista di ossa
The quiet american
Salt
E' immenso, cupo e caotico il calderone urbano New York, con inquietanti zone d'ombra letteralmente rimaste sommerse dallo sviluppo tecnologico della Grande Mela: vicoli, quartieri degradati, oscuri scantinati di palazzi in rovina, sotterranei umidi, e mattatoi. E' anche una metropoli abitata da milioni di persone New York, alcuni con il cervello 'partito': è su questa miscela - unita alla base di partenza dell'omonimo romanzo di Jeffery Deaver - che Phillip Noyce ha realizzato Il collezionista d'ossa, il suo ultimo film, un thriller che qualche zona d'ombra la presenta non solo nella gotica ambientazione newyorchese, ma anche a livello di sceneggiatura. Chi innesca la vicenda è una zelante agente con un fisico da modella: trova un cadavere, fissa su pellicola il luogo del delitto prima che un temporale cancelli gli indizi, ferma perfino un treno. Si chiama Amelia ed è tesa come la corda di un violino, e le sue foto incuriosiscono un vero esperto di luoghi del delitto, tanto da scriverci saggi in merito: di nome fa Lincoln Rhyme, grande talento investigativo immobilizzato da un grave incidente che gli ha lasciato soltanto l'uso dell'indice destro. Il caso immortalato da Amelia innesca l'interesse in Lincoln distogliendolo dai propositi di eutanasia e in breve la sua stanza diventa una task force informatica alla rincorsa del prossimo omicidio: perché quello che Lincoln ha subito intuito è che l'omicidio non è che l'ultima tessera di un puzzle non ancora completo. Amelia diventa l'estensione del corpo inerte di Lincoln sui luoghi dei delitti, ma i tutori dell'ordine sembrano sempre un passo indietro rispetto allo spietato serial killer, almeno fino alla resa dei conti finale. Buoni gli attori, entrambi in odore d'Oscar, ma non per le rispettive interpretazioni del film di Noyce: la ruvida Jolie per Ragazze interrotte, Washington come protagonista di Hurricane. L'ambientazione invece è decisamente riuscita: una New York inquietante, quasi una Gotham City realistica, fotografata nella maggior parte dei casi con una luce fioca e rarefatta, ripresa nei suoi più oscuri anfratti, nelle sue molteplici zone d'ombra, appunto. Un film con un alto tasso di violenza, ma Il collezionista d'ossa nasce, anche a livello letterario, come un serrato thriller, una rincorsa prolungata ai delitti immaginati (e realizzati) dalla mente malata (forse neanche troppo) di uno spietato serial killer. La violenza circolante nella pellicola è inoltre spesso più suggerita che mostrata, sommersa con ottima scelta psicologica e felice realismo nei confronti dello stomaco degli spettatori. Sotto questo punto di vista Il collezionista d'ossa è sicuramente un buon prodotto, sviluppato su ritmo stringente: rispetto a Seven l'imagérie criminale offerta al pubblico è meno cruenta, più esposta a seguire a ritroso il fil rouge che collega un delitto all'altro, fino all'ultimo, una sorpresa annunciata.Il collezionista di ossa - The bone collector, regia di Phillip Noyce, con Denzel Washington, Angelina Jolie, Queen Latifah, Michael Rooker, Mike McGlone; thriller; Usa; 1999; C.; dur. 1h e 58'
Voto
7-