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Sigalit Landau
Phoenician Sand Dance
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Sigalit Landau
Phoenician Sand Dance
La mostra, curata da Bartomeu Marí, raccoglie 13 opere dalla fine degli anni novanta ad oggi di una scultrice molto speciale. L’artista nata a Gerusalemme nel 1969 scolpisce idealmente video di grande intensità
Dal 21 novembre 2014 al 15 febbraio 2015 alla Capella MACBA del Museu d’Art Contemporani de Barcelona

 




                     di Giovanni Ballerini


Della sua reattività se n’era accorta anche il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Firenze, che l’ha inclusa fra gli artisti dell’interessante mostra Territori instabili , Confini e identità nell’arte contemporanea (1913), a cura di Walter Guadagnini e Franziska Nori, aveva messo in evidenza l’arte immaginifica di Sigalit Landau. The Museu d’Art Contemporani de Barcelona va oltre le dedica una personale. In particolare Phoenician Sand Dance, la mostra dedicata alla produzione video di Sigalit Landau, dà il via al nuovo programma di mostre della Capella MACBA, un edificio gotico situato nel quartiere del Raval, nel centro di Barcellona, che fa parte del patrimonio storico della città e si trova accanto al palazzo di Richard Meier (ma, nell'altro lato della piazza) . La Capella MACBA si conferma luogo ideale per la celebrazione di eventi che richiedono un ambiente espositivo speciale con la mostra dedicata all’artista nata a Gerusalemme nel 1969, considerata a ragione una delle più importanti artiste internazionali della sua generazione. Sigalit Landau si definisce una scultrice, lo sottolinea in questa sua mostra in cui in realtà l’artista scolpisce idealmente video ed è visitabile dal 21 novembre 2014 al 15 febbraio 2015. Il titolo, Phoenician Sand Dance, sottolinea i topos dei rituali performativi che costituiscono il nucleo di opere video della Landau: la sabbia (quasi onnipresente) e il mare. La mostra, curata da Bartomeu Marí, raccoglie 13 opere dalla fine degli anni novanta ad oggi, che mettono in luce temi attualissimi: dalla globalizzazione all'identità, dalla dipendenza alla minaccia, dalla lotta al gioco e all'emancipazione, con un rapporto specifico con l'ambiente circostante dell'artista. Le sue produzioni combinano realismo e simbolismo, fragilità e forza, l'innocenza e l'aggressività, la storia e il futuro, sempre riflettendo sulla condizione umana in un'epoca in continuo cambiamento. Sigalit Landau ha iniziato la sua carriera a metà degli anni ’90 con opere che puntano su simboli, immagini e racconti che riflettono la sua condizione storica, personale e culturale. Questa è la prima mostra in cui si concentrano le opere video dell'artista, un mezzo che, come dicevamo, Sigalit usa per realizzare sculture con gli organismi viventi e oggetti interagenti. Le sculture di video di Landau condensano un momento in cui le azioni sembrano non avere né inizio né fine. Un iter descrittivo, non narrativo di esplorare il presente, lasciando sgorgare una serie di litanie ipnotiche, affascinanti e inquietanti. Fra queste 13 opere, fra le più recenti dell'artista, troviamo Tre uomini Hula, del 1999, in cui un tentativo di collaborazione e di aiuto reciproco finisce per produrre un'immagine quasi grottesca e assurda. Questo lavoro può essere considerato un precedente maschile della iconica Barbed Hula, del 2000, (in cui la Landau traspone sul proprio corpo le tensioni politiche e storiche della propria terra, facendo ondeggiare sulla propria pelle le punte acuminate di un hula hoop fatto di filo spinato), che racchiude in sé la sottile linea che separa il gioco dalla tortura. Tra il 2005 e il 2011, Landau ha fatto una serie di opere incentrate su uno scenario specifico: la spiaggia e l'azione delle onde. Girato in gran parte da una prospettiva a volo d'uccello, Ballando per Maya 2005, Phoenician Sand Dance 2005, Sirene [Cancellazione del bordo di Azkelon], 2011, e Azkelon 2011, appaiono coreografie apparentemente innocenti di corpi giovani che giocano sulla sabbia. Dal 2005 Landau ha fatto una serie di sculture costituite da oggetti che sono stati sommersi per un certo periodo di tempo nel Mar Morto. Data l'elevata concentrazione di sale, in estate, quando l'acqua evapora, strati di cristalli di sodio si depositano sugli oggetti. In Lago Salato, 2011, vediamo un paio di stivali ricoperti di cristalli di sale che si trovano su un lago ghiacciato, nel bel mezzo di un paesaggio innevato. Il suono del ghiaccio di cracking cresce più forte come il sale da stivali scioglie la superficie ghiacciata, fino a quando non dà finalmente modo e gli stivali affondare alla vista. In questa occasione il lavoro viene mostrato insieme a Worcester, 2014, un'altra opera con scarpe abbandonate incrostate di sale, la produzione di immagini che ricordano l'Olocausto.
Yotam, 2014, realizzato proprio alla Capella MACBA, è costituito da un circuito chiuso di tre tubi che assomigliano al sistema venoso o digestivo dell'edificio. Di tutte le opere di Landau, questa rappresenta al meglio il suo interesse per biopolitica. Mostrato per la prima volta al Padiglione di Israele alla Biennale di Venezia 54, il lavoro conferisce un carattere organico a un elemento sostanzialmente inerte e ci pone in un ambiente di vita attraverso il quale un fluido scorre vitale, che evocano il sistema di tubi si trovano sulle facciate di fatiscenti edifici Bauhaus in una tipica strada di Tel Aviv. Sale Summit Ponte, 2011, ci pone di fronte a una tavola rotonda su cui una serie di schermi portatili raffigurano lo stato di avanzamento di una giovane ragazza che lega insieme i lacci delle scarpe delle persone partecipano a una riunione. Quando si rendono conto, tolgono le scarpe e piedi, a piedi nudi, che sembra essere quasi espropriati o come prigionieri di guerra. La colonna sonora di installazione è un adattamento delle discussioni tenute dall'artista con le persone coinvolte nelle transazioni commerciali, tecnici e culturali relativi al progetto di Landau di costruire un ponte salino attraverso il Mar Morto, che collega le coste israeliane e giordane. Mentre continuano i negoziati, una femmina Anticristo appare in piedi su una anguria nel Mar Morto, del 2005, un lavoro girato sotto il livello del mare, dove l'artista, immerso in acqua, cerca di mantenere l'equilibrio in piedi su un cocomero.

Voto 8 

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