Il mese di luglio per gli appassionati di musica, e di
quella del diavolo in particolare, è caratterizzato dal Pistoia Blues, un evento che si tiene da più di venti anni (è
nato nel 1980 con presenze di artisti straordinari, come Fats Domino, BB King,
Muddy Waters e Alexis Corner !). E quello di quest’anno è un programma
veramente notevole, pieno di ottimi musicisti di varie estrazioni, ma
accomunati dalla stessa musica; in altre edizioni dobbiamo dire che erano
presenti artisti che poco avevano a che spartire con la filosofia della
manifestazione. Difficile anche scegliere la serata da seguire, talmente buona
è l’offerta; la serata (meglio dire giornata) che vi racconteremo è quella di
domenica, piccola maratona blues senza precedenti per numero di gruppi e
qualità.
Il programma originale del
Pistoia Blues 2003 ha subito alcune modifiche, ma non a scapito della
qualità: manca Gary Moore, per
problemi personali e poi mancherà anche Carvin
Jones, per motivi organizzativi, direttamente il giorno del concerto, ma
troviamo nel cappello a cilindro Bill Wyman e la sua band e Ike Turner, anche
lui con big band al seguito.
Un’interminabile parata di artisti più o meno famosi che
fanno sembrare, vista anche la temperatura e l’umidità, l’affascinante Piazza
del Duomo di Pistoia un angolo di Texas o di Louisiana dove queste
manifestazioni sono all’ordine del giorno.
Purtroppo motivi tecnici ci hanno impedito di arrivare in
Piazza Duomo puntuali per assistere all’ esibizione degli italiani W.I.N.D. e della Morblus Band. Peccato,
perché sicuramente sono fra le band italiane più preparate e accreditate per
suonare in un festival blues. I primi fanno un South Rock solido e sudato, di
chiara matrice Allman Brothers
e Lynyrd Skynyrd e presentavano a
Pistoia il loro nuovo album Hypnotic Dream, che ha avuto già grande successo in
Francia.
La Morblus Band vanta collaborazioni con Beppe Grillo
(insospettabile amante del blues) e con uno dei più grandi artisti italiani,
Massimo Bubola (fra le tante, autore di canzoni per Fabrizio De Andre’), il
loro nuovo disco si intitola Mrs. Miller.
Quando arriviamo il sole è ancora alto e sul palco, sotto un
caldo infernale, si sta esibendo Ray
Wilson, un tempo leader degli Stiltskin, poi passato ai Genesis per intraprendere finalmente
una carriera solista, sintomatico il titolo del suo nuovo disco Change. Solo
voce e chitarra, ma proprio grazie alla splendida voce riesce a tenere in pugno
le poche centinaia di persone che in quel momento erano presenti nella piazza.
Il tempo di dare una sistemata al palco ed ecco arrivare i Twin Dragons, Andrea Braido
alla chitarra, Nathaniel Peterson al basso e alla voce e David Pisveich alla
batteria. Mezz’ora per far capire le doti funamboliche di Braido passando da
cover di Stevie Wonder a Robert Johnson.
E’ la volta di Tolo
Marton & the Iguanas, altro bluesman italiano, forse , grazie anche
alle collaborazioni importanti che ha avuto con artisti d’oltreoceano, è
quello, nel panorama italiano, dotato di una fantasia maggiore
nell’interpretare la musica del diavolo. Anche lui presenta per l’occasione il
suo nuovo disco, un live dal titolo “Dal Vero”.
Dopo una pausa di un quarto d’ora per approntare la
strumentazione e arrivano i Ten Years
After. Da Good Morning Little Schoolgirl a Baby Please Don’t Go, una jam
session anni ’70 con intermezzi come Walk This Way (appena accennata) e
l’intro più famoso della storia della musica rock Smoke On The Water, per chiudere con un medley di Blue Suede Shoes
in versione quasi punk e Hound Dog. Ottimo Joe Gooch, chitarra e voce con
l’arduo compito di sostituire un’icona del rock come Alvin Lee.
Dopo i TYA tocca ad un artista di casa al blues Festival di
Pistoia, Brian Auger che
per l’occasione si presenta sul palco con la figlia Savannah Grace, il figlio
Karma alla batteria e Derek Frank al
basso. Trenta minuti di atmosfere jazz e fusion molto più adatte a notti
soffuse che ad un pomeriggio di luglio in un piazza battuta da un sole
inesorabile. Languida la versione di Light My Fire dei Doors.
A questo punto si entra nel vivo del concerto, si presenta
sul palco Eric Sardinas. Nato nel
sud degli Stati Uniti ma adesso trasferito a Los Angeles, si presenta sul palco
vestito di nero e lustrini, cappello con relativo serpente a sonagli e un
ghigno luciferino che incute non poco timore.
Appena attacca a suonare la sua slide originale del ’33,
quella che fino a poco tempo prima era una tranquilla piazza con gente che
sonnecchiava nei pochi posti all’ombra, si trasforma in una bolgia infernale.
Tutti sotto al palco a sentire questo nuovo erede della musica del Delta. Un
set veramente infuocato, con tanto di chitarra in fiamme di hendrixiana
memoria, gesto, questo, che scatena le ire di uno dei responsabili del palco,
preoccupato forse delle conseguenze dell’ “insano” comportamento. Mezz’ora di
fuoco anche tra il pubblico che gradisce la performance oltremisura, tanto da
acclamarlo a gran voce, ma invano, per farlo tornare fuori una volta finito il suo turno. Grande tecnica e grande
feeling (leggi cuore), un’anima amalgamata con quelle di Johnny Winter, Stevie Ray Vaughan
e Willy De Ville. A metà del suo live si toglie la camicia mostrando a tutti un
tatuaggio che prende tutta la schiena con la scritta “Respect Tradition” ed in
mezzo una slide guitar, tanto per far capire quali sono, per lui le cose in cui
credere. Subito dopo viene portato sulle spalle in mezzo al pubblico
annichilito, mentre sfodera un solo al fulmicotone. Ottima anche la sezione
ritmica dei sui compagni d’avventura.
Emozionante e coinvolgente, sicuramente il punto più alto della serata, se dovessimo dare un voto da 1 a 10 gli daremmo 15. Ad agosto
esce il suo terzo disco dal titolo Black Pearls.
Dopo un’ apparizione cosi coinvolgente non deve essere facile per l’artista che segue riprendere le redini del concerto. Invece Kenny Neal e Billy Branch ci riescono
benissimo. Chitarra e armonica il primo e solo armonica il secondo catturano
l’attenzione dei presenti con un Chicago blues di stampo classico ma suonato in
maniera veramente impeccabile. Anche loro venuti a Pistoia per presentare il
loro nuovo disco dal titolo Easy Meeting.
Una delusione invece la presenza di Mick Taylor. La
sua esibizione scorre tranquilla senza particolari sussulti. Blues bianco dove,
solo a tratti, torna a farsi sentire il suono che ha contribuito a rendere
grande e unica la ritmica dei Rolling Stones.
Oramai è buio, finalmente si comincia a respirare grazie ad
un pò di fresco che ci raggiunge ed il momento è giusto per ballare un po’ di
rock ‘n’ roll. Si presenta sul palco la band di una altro ex dei Rolling
Stones, la Bill Wyman’s
Rhythm Kings, dieci elementi che mettono in piedi tutta la piazza. 2
Sassofoni, tre chitarre e due tastiere che riescono a far muovere anche i più
stanchi. Grande la corista Beverly Skeete, Mike Sanchez alle tastiere e voce e Albert Lee e Andy Fairweather-Low (ex
Eric Clapton) alla chitarra e voce. Divertentissimi ed energetici.
L’ultimo artista della serata è una leggenda del soul e del
Rhythm‘n’blues, Ike Turner, ex marito
violento e socio in affari di Tina. Anche lui si presenta sul palco con una
band molto nutrita e tutta vestita in modo uguale, proprio come usava negli
anni cinquanta. Anche qui la gente balla su una musica che probabilmente potrà
vivere momenti di crisi, ma che non tramonterà mai. Il Soul, ma non quello
freddo e tecnologico di oggi, bensì quello vero, quello che per suonarlo
bisogna essere perlomeno 10, 12 persone, quello che sfiora il blues e accarezza
il rock’n’roll.
Questo, in sintesi, il resoconto di una giornata molto
faticosa dl punto di vista fisico, ma altrettanto appagante per gli occhi e per
il cuore. Vedere tutti insieme personaggi di questo calibro non capita tutti i
giorni, e per questo dobbiamo ringraziare gli organizzatori del Pistoia Blues
che anno dopo anno ci regalano sempre bellissime emozioni. LONG LIVE PISTOIA BLUES!!!
Voto
8