Dal 1981, anno di uscita dello storico "Heaven Street", fino ad oggi i Death In June, continuano a mietere consensi. Meritatamente. Lo conferma il recente Cd " All Pigs Must Die", caratterizzato da suoni gotici, noise-industriale e velenosa ironia, da romanticismo, suoni elettrici e tecnologia.
Il nuovo lavoro della band nata nel 1980 (sulle ceneri dei Crisis) che, in sintonia con i Joy Division, dette il via alla scena del dark-punk, viene presentato dal vivo anche nell'italian tour 2002.
L'album vede Douglas Pearce collaborare con la rivelazione del neo-folk, i tedeschi Forseti (il loro leader, il fisarmonicista Andreas Ritter, ha collaborato alla stesura dei brani della prima parte, che nel disco in vinile è la side one), Campbell Finley alla tromba, e Boyd Rice alla voce.
Ma torniamo all'album, i cui primi sei pezzi esprimono un folk rock quasi classico. Dopo questa serie di ballate folk-noir, a tratti ipnotiche, che vengono impreziosite dalla fisarmonica di Andreas Ritter, il sound dei Death in June cambia repentinamente. E si fa largo un oscuro sound che si sviluppa su una base industrial, con tanto di voci inumane e suoni stravolti. Il risultato è un Cd ancora una volta decadente, a tratti minimale a tratti ostico e forse un po' troppo rancoroso. " All pigs must die" se da una parte vede infatti Douglas Pearce indagare sulle sorti dell'Europa, dall'altra lo vede alle prese con una lotta senza esclusione di "termini" contro i tre porcellini. Un simbolo che ha poco a che vedere con la nota favola, ma che probabilmente offre il destro a Douglas Pearce (che non a caso è passato alla distribuzione Tesco) per tornare a parlare (in maniera opinabile) del suo tumultuoso divorzio con l'etichetta e distribuzione inglese Worldserpent.
Death in June, All pigs must die, [Leprosy Discs / Tesco Distribution] 2002
Voto
6