Anche se stiamo parlando di esponenti della cosiddetta gioventù sonica, non è facile trovare artisti rock che si guardano intorno, che si preoccupano di esplorare il presente. Anche quello artistico.  Gli album dei  Blonde Redhead sono un autentico esempio di prospettiva obliqua. I  Blonde Redhead  usano il noisy rock i suoni dissonanti , per indagare la storia dell'arte, ma anche la loro storia personale.  E lo fanno con un suono abrasivo , con un uso personalissimo della psichedelia, con melodie in cui testi astratti cantati in inglese e le linee chitarristiche si sovrappongono a intriganti cicli elettronici, alle percussioni.   Un universo musicale perfetto per sondare sentimenti, per dare voce alla frustrazione, alla confusione che caratterizzano questi tempi di globalizzazione, ma anche la felicità, la profondità dei sentimenti.  I Blonde Redhead sono una band che si è formata per caso dall'incontro in un ristorante americano di due gemelli monozigoti milanesi e una ragazza giapponese (i gemelli Simone ed Amedeo Pace e Kazu Makino). Il risultato è un calembour di  strane implicazioni creative e bizzarri frutti sonori che fanno pensare ai  Television di Marquee Moon, alla  no-wave dei DNA di  Arto Lindsay, ma anche al postpunk.
Lo dimostrano album come  Melodie citronique e  " Melody of Certain Damaged Lemons" ( e gli altri pubblicati per la Touch and Go records),  che ha ottenuto nel 2000 la nomination per il  Grammy, come produzione indipendente.  A tratti sembra di sentire echi di Lennon-McCartney che si confrontano con curiosità con le invenzioni (musicali e non) della prima  Yoko Ono. 
              Voto 
                8