1906Beckettcentoanni2006
La belva dello sguardo
Convegno nazionale di studi il Novecento di Beckett
Krypton : Trittico beckettiano
Rem & Cap: Altri giorni felici
Un trittico per fallire di nuovo. Così Giancarlo
Cauteruccio, attore, regista e direttore artistico del Teatro Studio di
Scandicci, nonché ideatore della rassegna “Beckett cento anni, 1906-2006”,
racconta il suo personalissimo omaggio al padre di Godot.
“Trittico beckettiano” è la nuova produzione targata Krypton, in scena dal 13 al 22 gennaio, che apre la rassegna
trimestrale che si chiuderà il giorno del centenario del drammaturgo irlandese,
il 13 aprile, data nella quale lo stesso Cauteruccio spera, come detto a più
riprese, di poter festeggiare anche il nuovo nome del teatro scandiccese ribattezzandolo “Teatro Studio Samuel Beckett”.
Tre appunto le piece scelte per questo originale
regalo di compleanno: “Atto senza parole”, “Non io” e “L’ultimo nastro di Krapp”. Sulla scena i fratelli Cauteruccio, Fulvio, reduce
da “B”, e Giancarlo, che cura anche la regia, e Monica
Benvenuti, non un’attrice ma bensì una cantante dal repertorio classico
e contemporaneo che già in passato ha collaborato a progetti kryptoniani. L’“incontro” di Giancarlo con la figura di Samuel Beckett risale a sedici anni fa.
Una folgorazione sulla via di Damasco. Perché Beckett è così
attuale. “Ho voluto interrogare nuovamente la sua opera – spiega il
regista calabrese – non con un atteggiamento di genuflessione di fronte ad un
oracolo ma per riattraversare un territorio complesso legato a quel filo rosso
di messa i gioco del corpo, della voce e della
memoria”. Ecco i tre elementi dominanti: corpo, voce, memoria, che ritornano nell’opera
beckettiana. Teatro d’urgenza, teatro necessario, senza
orpelli, non più spettacolo ma imprescindibile e rigoroso. Etico. “Tre
testi brevi ma enormi. “Atto senza parole”, con Fulvio, mette in scena il corpo
protagonista e muto, senza parola. In “Non io”solamente una
bocca nel buio più assoluto, una sorta di buco nero, di buio infinito che
smarrisce ogni dimensione e la voce diviene un punto cosmico assoluto. Il
punto zero dell’esistenza. Ne “L’ultimo nastro di Krapp”, sono il vecchio professore sfatto che ricorre alla
memoria magnetica come unica via d’uscita ma infine si adegua allo scacco.
Adesso il fallimento è davvero compiuto”. Rincorrere la propria voce giovane senza più alcuna
soluzione nel riconoscersi.
Info: Via Donizetti, 58, biglietti: 12, 10 euro; teatrostudio@scandiccicultura.org,
055.757348, per il programma completo su www.scandiccicultura.org.
Voto
8