Nero Cardinale
Scritto e diretto da Ugo Chiti
In scena, Alessandro Benvenuti, Massimo Salvianti, Teresa Fallai, Alessio Venturini, Lucia Socci, Francesco Gabbrielli, Dimitri Frosali, Luigi Fiorentino, Andrea Costagli, Giuliana Colzi, Maurizio Lombardi, scene di Daniele Spisa, costumi di Massimo Poli, luci di Marco Messeri
Da martedì 28 gennaio a domenica 2 febbraio 2003 al Teatro Puccini di Firenze
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Da martedì 28 gennaio a domenica 2 febbraio 2003 il Teatro Puccini di Firenze propone Nero Cardinale, uno spettacolo prodotto da Arca Azzurra Teatro e Benvenuti srl (coprodotto da Il Contato/Teatro Giacosa di Ivrea) scritto e diretto da Ugo Chiti: Mattatore in scena Alessandro Benvenuti (nel ruolo di Francesco Maria Medici). Al suo fianco Massimo Salvianti, Teresa Fallai, Alessio Venturini, Lucia Socci, Dimitri Frosali, Andrea Costagli, Giuliana Colzi, Luigi Fiorentino, Francesco Gabbrielli e Maurizio Lombardi. Le scene sono di Daniele Spisa, i costumi di Massimo Poli, le luci di Marco Messeri, aiuto regia Angelita Borgheresi.
Il testo vincitore Premio Riccione ATER 1987 mette a fuoco un personaggio "minore" della grande dinastia fiorentina, ma allo stesso modo è lo specchio di un momento di decadenza della potente famiglia fiorentina. Lo spettacolo prende il via una sera di Carnevale del 1707. Quando il Cardinale Francesco Maria de Medici, convocato dal fratello, il granduca Cosimo Terzo, parte dalla sua villa di Lappeggi per la fredda residenza granducale. La dinastia è in pieno declino, i figli di Cosimo non riescono a dare un erede che garantisca la discendenza. Cosimo vede in Francesco Maria l'ultima speranza. È questo ultimo tentativo dei Medici di sottrarsi alla decadenza che ha attratto Ugo Chiti, che in Nero Cardinale ha sottolineato a suo modo il caos dell'ultimo atto di una grande famiglia, ma anche la figura tutto sommato contemporanea di un personaggio che si contrappone alla freddezza della sua famiglia, che privilegia (o almeno sottolinea convinto) i destini del corpo e della tavola prima a quelli nel mondo e quindi in qualche modo sferza l'ipocrisia e le bigotte paure del potere che lo circonda.
Voto
7
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