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  26/04/2024 - 02:10

 

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Compagnia Laboratorio
Mutando Riposa
Regia Roberto Bacci, drammaturgia Stefano Geraci, musiche e composizione del suono Ares Tavolazzi, Con Savino Paparella e Tazio Torrini, durata: 57'
Prima assoluta dal 13 al 28 marzo 2009 al Teatro Era di Pontedera

 




                     di Tommaso Chimenti


Paradossalmente il divino in bianco vestito diventa più forte quando si sporca con la vita, marrone-terra, amarena-sangue placenta, e diviene umano. E’ la possibilità della morte, sofferta, raggiunta come orizzonte e limite da conquistare, che rende meno vulnerabili nel presente. Appunto: vivi. E’ il tempo che scorre, la goccia sulla pietra, la ruga che fossa, a donare potenza all’essere terreno. La tesi: Dio non esiste. Per essere, per diventare, per avere sostanza deve infognarsi nella terra, nella creta, tornare fango primario. La “casa” biblica di “Mutando riposa” (prima assoluta, al Teatro Era fino al 29 marzo, Pontedera Teatro) è un cubo gigantesco non claustrofobico, con un cielo stellato kantiano, con le pareti dipinte di una campagna bucolica. E’ ampio, ci si respira, sembra un habitat per iguana, un rettilario caldo dal prato sintetico. Alberi (ricorda quello dell’Aspettando Godotsempre di Roberto Bacci) dalle sembianze umanoidi, dove le mele vengono trafitte, tronchi con rami infilzati nelle costole d’aceto cristiane. I due sulla scena non sono fratelli, non sono Caino e Abele: il contadino che parla come la sua terra aspra, il pugliese, (Savino Paparella, ruvido, fisico, sudato, possente: eccelso) il compunto femmineo candido signore-padrone-mago (Tazio Torrini, nudo, statua d’argilla: encomiabile). Un grande quadro colorato la drammaturgia poetica ed accesa di Stefano Geraci. Un rito, una messa simbolica dove si scambiano i ruoli, si avviluppano scontrandosi con tenacia ed alchimia, con violenza evangelica e cupidigia, schiacciando a terra l’altro, sottomettendolo in un continuo ribaltamento dei ruoli. La musica (Ares Tavolazzi) è un canto >ancestrale, una cantilena popolare di litanie animiste. Venti spettatori a replica. L’uomo cerca di uccidere Dio, Dio si sorregge alla misera carne sudata e urlata, alla fatica dei nervi di quest’uomo-scimmia, pastore errante. Black and White. Uno aguzzino dell’altro in perenne avvicinamento e allontanamento. Si cercano. Dio non esiste perché l’uomo è Dio in terra. Dio è claudicante e sparge pezzi di mela come Pollicino per far ritrovare la strada per il Paradiso perduto. Non fatevelo sfuggire. Il paradiso e la piece. Info: www.pontederateatro.it.

Voto 8 

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