Lella Costa: Alice, una meraviglia di paese, presentazione
Lella Costa: Alice, una meraviglia di paese, recensione
Lella Costa: Stanca di guerra
Lella Costa: Traviata
Lella Costa: Precise parole
Lella Costa ha il grande dono di commuovere e far ridere, di schiaffeggiarti
giù in platea, di farti sentire un cretino, di farti credere di avere un cuore.
Carezze e risa come una mamma dolce, schiaffi come il padre più duro. Onde e
scogli. Panta rei, tutto scorre ma
tutto ritorna ciclicamente nel racconto di una delle fondatrici di Emergency. Un’affabulazione che parte dai campi di concentramento in un
“C’era una volta” non idilliaco, passando l’infanzia negata a milioni di
bambini in tutto il mondo, entrando ed uscendo come ago i un
bellissimo abito ricamato dentro la storia, contemporanea ed attualissima, di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Un cuscino immenso al lato della scenografia, strascichi
lunghissimi di lenzuola, come coperta di Linus, dove
rifugiarsi a piangere, nascondersi dalle brutture dell’uomo, scoprirsi
belli al naturale. Parole, parole, parole, non Mina,
in un andirivieni da mareggiata che molto sa, soprattutto nei rap con voce e
piano, di Alessandro Bergonzoni. Non mancano le punte di sarcasmo, d’ironia
o satira, del tutto o quasi involontaria specialmente quando vengono
evidenziati dei riferimenti del romanzo del reverendo Lewis Carroll ed abbinati alla realtà italiana.
Continui e precisi riferimenti a Berlusconi: il
Cappellaio matto, il Cavaliere Bianco con l’invenzione per far ricrescere i capelli e per giunta cantautore, il Re degli Scacchi, il
tipo che compra le parole, tutti riuniti in una persona sola. “Le parole prendono i significati che io gli do. Le pago io le parole”, sembra scritto ieri, o meglio oggi, invece è datato 1865. ma è l’infanzia il climax della piece, i bambini abbandonati, quelli con le armi in mano quelli denutriti e denudati dei
diritti, quelli uccisi o morti di fame. Parla a mitraglia, commuove con il sorriso sulle labbra. Le storie s’incrociano incredibilmente. Alice, i campi di sterminio, i bambini di oggi.
Tutto ritorna con dolcezza e ferma responsabilità. Si ride e si stride,
passando per Beslan ed i trafficanti d’esseri umani.
Tra poesia e realtà. Ma qual è il vero mondo alla
rovescia? Quello di Alice o il nostro dove ciò che era reato non lo è più, dove la soglia si sposta sempre un po’ più in là, dove ci
vuole sempre più tempo e soldi per essere al punto di prima e dove la parola
felicità è quasi bandita e sopita dai doveri. Soldi ben spesi. Per non far morire i sogni.
Voto
7 +