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Compagnia Arca Azzurra
La guerra piccola
Un testo di Alberto Severi, regia di Ugo Chiti, con Dimitri Frosali; Massimo Salvianti; Lucia Socci
Al ridotto del Teatro Politeama di Poggibonsi 19 ottobre 2006

 




                     di Tommaso Chimenti


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La Grande Guerra, la prima mondiale, per Alberto Severi diventa “La guerra piccola”. Qui Severi ricalca le orme di Ugo Chiti, regista dello spettacolo, quegli stessi passi che portano la scrittura verso la cultura popolare, verso il popolano ed il contadino, dentro le radici: la terra, la polvere, i bisogni primari degli uomini.

Una scrittura efficace e dura e cruda cosparsa di ironia che cade come zucchero a velo o neve su un soprammobile dove una gondola veneziana è imprigionata nel suo vetro semisferico. La fotografia è quella di un’Italia che non c’è più, tra nostalgia e ricordi di un popolo, lontano mille anni luce dalla tecnologia, quando la guerra era solo e soltanto miccia, spari, moschetti e trincee.

Una guerra più “umana” e “civile”. Una prima parte brillante piena di dolcezza e cinismo. Delicatezza nei panni di Dimitri Frosali, il pisano Guazzetti, non molto a suo agio nelle vesti del “buono”, dello studente di papirologia alla Normale di Pisa, arruolatosi per fuggire a sensi di colpa e vergogne. Come in Chiti l’anima nera e tetra della provincia, delle periferie, infarcisce il testo tra violenze e sopraffazioni, proverbi e saggezze popolari. Freddezza negli occhi di Massimo Salvianti, il sestese Risaliti, duro, rozzo e verace, gran bestemmiatore.

Lo scontro, ricorda vagamente “No man’s land”, tra i due arrivati nell’aia di una fattoria abbandonata sull’altipiano di Asiago con il fronte austriaco a pochi chilometri, è inevitabile. E’ una battaglia divertente dialetticamente e roboante tra due mondi contrapposti con continui botta e risposta della migliore tradizione comica, attore-spalla, italiana. Dialoghi feroci, parole taglienti, fendenti cattivi a bruciapelo.

A rompere l’idillio degli amici-nemici è una donna che spezza i fragili equilibri. Più lenta e moralistica la seconda parte che perde la verve e lo sprint della prima, recuperando una grande interprete come Lucia Socci. Un testo colmo di citazioni e riferimenti culturali che spazia da D’Annunzio, Shakespeare, Leopardi (Aspasia è il nome della ragazza).

Voto 7 + 

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