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  25/04/2024 - 11:57

 

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Dario Fo
Lezione sul Buonarroti
“Tegno nelle mani occhi e orecchie: Michelagniolo” a FI.ESTA, in collaborazione con l’Estate fiesolana
Al Teatro Romano di Fiesole, 30 e 31 agosto 2007, ore 21.15. (il 29 settembre 2007, ore 21.15 prove aperte al pubblico)

 




                     di Giovanni Ballerini


Dario Fo dedica a Michelangelo Buonarroti una lezione spettacolo in anteprima assoluta al Teatro romano di Fiesole il 30 e il 31 agosto 2007 nell’ambito di FI.ESTA 2007. Questo appuntamento speciale, Premio Nobel per la letteratura viene ripreso in esclusiva da Rai 3.

“Su Michelangelo, appena fatto scendere il gran lenzuolo dell’inaugurazione che nascondeva la parete, caddero immediatamente pesanti critiche, tanto a proposito dell’oscenità che della mancanza di fede – spiega Dario Fo -. L’aver tolto l’aureole dai santi e la luce divina che inonda i profeti e Cristo stesso, tarpato le ali agli angeli e cancellato il tradizionale aspetto terrificante dei demoni, ha gettato l’intero Vaticano nell’interdetto, accompagnato addirittura dalla richiesta di abbattere il dipinto. Il dibattito sui significati della pittura si spinse fino al giudizio del Concilio di Trento. In questione non c’era soltanto l’arte, ma tutto il problema teologico della Chiesa cattolica. L’uomo nudo con il suo corpo tutto sovrasta invero ogni altro elemento narrativo in questo affresco. Ogni personaggio nella sua disperazione, nell’orrore che prova, nel porsi la mano spalancata sulla faccia per lo sgomento o nel gettarsi dall’alto di sotto verso il terreno, quasi a volersi sfracellare al suolo, mette in totale evidenza il valore assoluto delle coscienze umane. Umani diventano gli angeli, umane le donne piangenti, umana la Madonna e anche Cristo, nella sua rabbia”.

A sostegno della narrazione Dario Fo utilizza - come già in altri spettacoli - due maxischermi sui quali verranno proiettati dipinti, sculture di Michelangelo e tavole, realizzate da Fo stesso con varie tecniche di pittura.

Sono anni che Fo si diletta nelle sue riflessioni sui grandi dell’arte italiana, con una vena da interprete acuto e anticonformista dei loro capolavori. Negli ultimi anni ha infatti intrapreso la “professione” di storico dell’arte, producendo spettacoli divulgativi e scrivendo libri, rinnovando perciò quella passione per la pittura che gli permise, da ragazzo, di frequentare l’Accademia di Brera (e la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, lasciata a pochi esami dalla fine) e di costruire innumerevoli scenografie e costumi per i suoi stessi spettacoli.

“Quel guardarsi intorno disperato d’ogni personaggio, alla ricerca di qualcosa che lo conforti, quel muoversi senza senso, l’abbracciare altri sventurati in un gesto ripetuto da molti che si traduce in un’ammucchiata di forsennati…, non è un’idea prodotta dalla “passion che spigne da dentro el core” ma una scelta ben ponderata e dibattuta – sottolinea Fo -. Quella che Michelangelo ha ritrovato discutendo e imparando da suoi amici colti e ribelli come Antonio Brucioli, il già menzionato traduttore in volgare del Vangelo tratto dall’originale greco, edito in quegli anni grazie allo stampatore Giunti a Venezia e già in odore di eresia, o Lattanzio Tolomei, umanista senese, e soprattutto Vittoria Colonna. Per lui questi dotti si trasformano in maestri del nuovo pensiero. Michelangelo grazie a loro impara a disfarsi d’ogni facile e compiacente misticismo. Rimettere ogni cosa all’essenziale. I censori intuiscono che qualcosa di straordinario si sta rappresentando con quelle figure di uomini e donne nudi, sconvolti nei gesti e privi di alcun pudore convenzionale, anzi spesso sbragati, spudorati nel mostrar ventri, natiche, zinne oscillanti e pubi scoperti; che niente c’è di naturale anzi, è tutto troppo naturale in quanto per la prima volta si legge il corpo umano nella sua sfacciata completezza, spesso senza ritegno né addolcimento in forme perfette. No: qui Michelangelo, premendo proprio sull’eccesso, presenta corpi sgraziati o spesso obesi, in mezzo a figure di classica armonia”.

La lezione-spettacolo che Fo tiene al teatro Romano di Fiesole completa un ciclo che il maestro sta dedicando ai grandi protagonisti dell’arte italiana: prima di Michelangelo, infatti, è stata la volta di Raffaello, Leonardo, Mantegna e Caravaggio.

A questi grandi non poteva non aggiungersi Michelangelo, pittore, scultore, architetto, poeta e autore. Un artista a tutto tondo che, grazie alla sua straordinaria potenza innovativa, ha rivoluzionato il modo di pensare e creare, dando vita insieme ai suoi contemporanei al più grande movimento culturale dell’età moderna: il Rinascimento.

Uomo del suo tempo, Michelangelo ha vissuto i grandi cambiamenti politici e religiosi che hanno attraversato e sconvolto l’Italia del Cinquecento: è stato testimone e sostenitore della Repubblica di Firenze, ha lavorato a lungo a Roma su commissione di Papi e grandi signori con i quali ha avuto anche contrasti e violenti alterchi. Per dire dell’originalità e modernità del suo carattere, basti pensare a quel che gli rimproverava Pier Soderini, gonfaloniere di Firenze: «Tu tratti con i potenti qual non si permetterebbe il re di Francia!».

Voto 8 

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