Dario Fo dedica a Michelangelo
Buonarroti una lezione spettacolo in anteprima assoluta al Teatro romano di
Fiesole il 30 e il 31 agosto 2007
nell’ambito di FI.ESTA 2007. Questo
appuntamento speciale, Premio Nobel per la letteratura viene ripreso in
esclusiva da Rai 3.
“Su
Michelangelo, appena fatto scendere il gran lenzuolo dell’inaugurazione che
nascondeva la parete, caddero immediatamente pesanti critiche, tanto a
proposito dell’oscenità che della mancanza di fede – spiega Dario Fo -. L’aver tolto l’aureole dai santi
e la luce divina che inonda i profeti e Cristo stesso, tarpato le ali agli
angeli e cancellato il tradizionale aspetto terrificante dei demoni, ha gettato
l’intero Vaticano nell’interdetto, accompagnato addirittura dalla richiesta di
abbattere il dipinto. Il dibattito sui significati della pittura si spinse fino
al giudizio del Concilio di Trento. In questione non c’era
soltanto l’arte, ma tutto il problema teologico della Chiesa cattolica. L’uomo
nudo con il suo corpo tutto sovrasta invero ogni altro elemento narrativo in
questo affresco. Ogni personaggio nella sua disperazione, nell’orrore che
prova, nel porsi la mano spalancata sulla faccia per lo sgomento o nel gettarsi
dall’alto di sotto verso il terreno, quasi a volersi sfracellare al suolo,
mette in totale evidenza il valore assoluto delle coscienze umane. Umani
diventano gli angeli, umane le donne piangenti, umana la Madonna e anche
Cristo, nella sua rabbia”.
A sostegno della narrazione Dario Fo utilizza - come già
in altri spettacoli - due maxischermi sui quali verranno proiettati dipinti,
sculture di Michelangelo e tavole, realizzate da Fo stesso con varie tecniche
di pittura.
Sono
anni che Fo si diletta
nelle sue riflessioni sui grandi dell’arte italiana, con una vena da interprete
acuto e anticonformista dei loro capolavori. Negli ultimi anni ha infatti
intrapreso la “professione” di storico dell’arte, producendo spettacoli
divulgativi e scrivendo libri, rinnovando perciò quella passione per la pittura
che gli permise, da ragazzo, di frequentare l’Accademia di Brera (e la
facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, lasciata a pochi esami dalla
fine) e di costruire innumerevoli scenografie e
costumi per i suoi stessi spettacoli.
“Quel
guardarsi intorno disperato d’ogni personaggio, alla ricerca di qualcosa che lo
conforti, quel muoversi senza senso, l’abbracciare altri sventurati in un gesto
ripetuto da molti che si traduce in un’ammucchiata di forsennati…, non è
un’idea prodotta dalla “passion che spigne da dentro el core” ma una scelta ben
ponderata e dibattuta – sottolinea Fo -. Quella che Michelangelo
ha ritrovato discutendo e imparando da suoi amici colti e ribelli come Antonio
Brucioli, il già menzionato traduttore in volgare del Vangelo tratto dall’originale
greco, edito in quegli anni grazie allo stampatore Giunti a Venezia e già in
odore di eresia, o Lattanzio Tolomei, umanista senese, e soprattutto Vittoria
Colonna. Per lui questi dotti si
trasformano in maestri del nuovo pensiero. Michelangelo grazie a
loro impara a disfarsi d’ogni facile e compiacente misticismo. Rimettere ogni
cosa all’essenziale. I censori intuiscono che qualcosa di straordinario si sta
rappresentando con quelle figure di uomini e donne nudi, sconvolti nei gesti e
privi di alcun pudore convenzionale, anzi spesso sbragati, spudorati nel
mostrar ventri, natiche, zinne oscillanti e pubi scoperti; che niente c’è di
naturale anzi, è tutto troppo naturale in quanto per la prima volta si legge il
corpo umano nella sua sfacciata completezza, spesso senza ritegno né
addolcimento in forme perfette. No: qui Michelangelo, premendo proprio
sull’eccesso, presenta corpi sgraziati o spesso obesi, in mezzo a figure di
classica armonia”.
La
lezione-spettacolo che Fo tiene al teatro Romano di Fiesole completa un ciclo
che il maestro sta dedicando ai grandi protagonisti dell’arte italiana: prima
di Michelangelo, infatti, è stata la volta di Raffaello, Leonardo, Mantegna e
Caravaggio.
A questi
grandi non poteva non aggiungersi Michelangelo, pittore, scultore, architetto,
poeta e autore. Un artista a tutto tondo che, grazie alla sua straordinaria
potenza innovativa, ha rivoluzionato il modo di pensare e creare, dando vita
insieme ai suoi contemporanei al più grande movimento culturale dell’età
moderna: il Rinascimento.
Uomo
del suo tempo, Michelangelo ha vissuto i grandi cambiamenti politici e
religiosi che hanno attraversato e sconvolto l’Italia del Cinquecento: è stato
testimone e sostenitore della Repubblica di Firenze, ha lavorato a lungo a Roma
su commissione di Papi e grandi signori con i quali
ha avuto anche contrasti e violenti alterchi. Per dire dell’originalità e
modernità del suo carattere, basti pensare a quel che gli rimproverava Pier
Soderini, gonfaloniere di Firenze: «Tu tratti con i potenti qual non si
permetterebbe il re di Francia!».
Voto
8