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  27/04/2024 - 05:42

 

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Daniele Timpano
Ecce Robot
Cronaca di un invasione
L’avvincente arringa di un fan dei cartoni animati giapponesi, che fra gli anni ‘70 e gli anni ’80 sono stati programmati in tv cambiando la percezione della cultura giovanile di una generazione

 




                     di Tommaso Chimenti


Daniele Timpano : Ecce Robot
Daniele Timpano : Dux in scatola


Come un ectoplasma in totale completo bianco è fumettistica la figura di Daniele Timpano, già sorprendente autore dell’ottimo Dux in scatola, quando affronta in perfetta solitudine la scena. Sul palco si trasforma. Se fuori onda è traballante, balbuziente, woodyalleniano, sulle tavole è un diavolo della Tasmania. Ha il naso come Zanardi, il personaggio simbolo delle tavole di Andrea Pazienza. Passano le sigle dei cartoni giapponesi anni ’80 e vanno in parallelo gli episodi dei robot delle piccole reti private con un’analisi sociologica del cambiamento antropologico che i prodotti dei disegnatori con gli occhi a mandorla hanno portato ed importato nelle case e nelle famiglie del boom economico tricolore. Senza chiedere il permesso. Genitori che non capivano, figli attaccati al tubo catodico. Un’invasione. Vista a posteriori forse l’inizio del movimento berlusconiano. Il bene, il male, il “nostro” che sta per soccombere, l’arma micidiale condita da correttezza, lealtà e buoni sentimenti contro i malvagi avversari. I valori veri di una volta: Mulino Bianco. Jeeg Robot e Daitan e Ufo Robot e Mazinga Zeta e Goldrake. Un mix di telefilm americani e schizzi nipponici arrivati senza anticorpi, piombati a dirotto nelle teste dei trentenni di oggi senza nessuno attorno che li potesse digerire e decodificare per loro. E li chiamano “bamboccioni”. Hanno tutte le attenuanti: “Sono meticcio: ho la mamma giapponese e papà è Berlusconi”, proclama. E’ stata una lunga rivoluzione, ma ce l’hanno fatta. Hanno atteso, pazienti a suon di Bim Bum Bam, di jingle, di Cristina D’Avena. In sedute plastiche, in pose da fotoromanzo Timpano si inarca avvolto da luci differenti e da sistemazioni corporali statiche a seconda del personaggio interpretato. Bella questa saga ispirata liberamente all’opera di Go Nagai. La voce in playback, supportata da quella fuori campo del tecnico del suono (Marco Fumarola) che pare quella didascalica del “Kill Bill” tarantiniano. Si muove, si stoppa: “Mazinga è grande e Timpano è il suo Profeta”. A rischio di fatwa.

Voto 7 

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