Daniele Timpano : Ecce Robot
Daniele Timpano : Dux in scatola
Se ci si fermasse al titolo, Dux
in scatola, potrebbe apparire come l’ennesima rivisitazione del Ventennio o la
parodia dello stesso. E invece si tratta di una intrigante
(quanto paradossale) intuizione dell’autore attore e regista Daniele Timpano. Una
narrazione antinarrazione, che irride la moda degli affabulatori con una storia
destrutturata, che colpisce, inquieta e incuriosisce per come
è proposta in scena, per come è raccontata anche dall’omonimo volumetto
pubblicato nel settembre 2006 dalla collana i Calcestruzzi di Coniglio Editore. Se infatti appare sicuramente insolito tirare fuori oggi (sia
come spettacolo, che come saggio) una sorta di autobiografia d’oltretomba di
Benito Mussolini, Daniele Timpano, con il suo aplomb fuori dal tempo, con quel
suo fare stralunato, assente, falsamente meccanico di recitare (che pervade e
caratterizza in qualche modo anche la stesura del testo), sembra aver colpito
nel segno. Se infatti la parodia seriale e rutilante
di Corrado Guzzanti per il suo “Fascisti su Marte”
fa sorridere fin dalle prime inquadrature, la ricostruzione post mortem della figura di Mussolini Timpano style è pervasa
da una profondità inquietante e surreale, da una foga farsesca che conquista disorienta e fa pensare il pubblico di qualsiasi convinzione
politica. Basta farsi rapire dalle rocambolesche avventure della salma mussoliniana
trafugata per rendersi conto che tanti luoghi comuni e tormentoni sull’Italia
fascista (di ieri, ma in qualche modo anche di oggi)
non sono nati a caso. Timpano,
raccontando la sua storia, esce e entra continuamente
dal suo personaggio, che poi è il cadavere, l’icona del duce, ma lo fa
ponendosi in modo alieno rispetto all’apologia del fascismo, quanto dalla
retorica antifascista. Accanto a un baule, nerovestito,
ma con la cravatta rossa, con un braccio che spesso si leva in meccanici saluti
littori e l’altra in tasca sempre stretta nel pugno, il performer affronta l’argomento
senza ansia, senza preoccuparsi di stilare tesi o confutarne altre. Si concentra
sull’apparente oggettività degli avvenimenti e, mischiando poi schegge
letterarie del Ventennio (da Marinetti, a Gadda, a Malaparte) a notizie
carpite da siti Internet neo o post fascisti, corredando dati storici alla
cronaca di incursioni personali a Piazzale Loreto e al
cimitero San Cassiano di Predappio, compone un puzzle mussoliniano che via via svela qualcosa d’altro. Un universo aperto, ancora
tutto da esplorare o comunque da analizzare con
maggior cura. Nel ricostruire alla sua maniera gli accadimenti, Timpano procede
volutamente a salti, mischia e rimischia le carte: alternando cinismo e
candore, razionalità e leggerezza, pose da marionetta a ricostruzioni
giornalistiche. Alla fine le conclusioni sono aperte... Anche se... Questa produzione di amnesiA vivacE finalista del Premio Scenario 2005 sembra infatti inerpicarsi
in un personalissimo flash back sulla vita e gli ardori ai tempi del fascismo e
invece riesce pian piano ad alimentare il dubbio che in fin dei conti nell’immaginario
degli italiani, gli anni del consenso e quelli della nostalgia verso il fascismo non sono così
lontani come comunemente si crede.
Voto
7 ½