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Cuocolo – Bosetti
The persistence of dreams
Part 1: Love me Tender
A Contemporanea dal 27maggio al 1 giugno 2009

 




                     di Tommaso Chimenti


C’è da perdersi. Anche se accompagnati. Per le scale. In un appartamento sconosciuto. In una telefonata suadente. Nelle stanze buie. Anche se hai un binocolo e vedi dove di solito è nero e pece e cupo. Anche se le forme sono vagamente marziane e verdi e aliene e ti senti come un marines in Afghanistan in missione di stanamento, anche se le ombre si ingigantiscono ed i confini sono sbiaditi e le distanze s’allargano e s’allungano. Sei solo. Tu e l’attore. Nient’altro intorno se non un testo da condividere, avviluppati nelle tenebre. C’è da perdersi nel cuore che inizia a battere, che attende fuori dalla porta il proprio turno, come un alunno che aspetta di entrare dal preside. Che ti chiamino dall’interno. Cosa c’è oltre la siepe? Che cosa c’è dietro la porta. Non aprite quella porta, diceva l’horror splatter. Poi sono solo gli occhi ciechi di Roberta Bosetti a catalizzare la visione, accompagnati dalla sua calda voce da chat line che ti tirano dentro la stanza matrimoniale. E lì comincia il cerimoniale. Il rituale di un buio infuocato, che sa di passato, di vergogna, di cecità, di emarginazione, di nostalgia, di chiuso. A tratti di rancido. Una donna è chiusa in una stanza. La luce non filtra da nessun pertugio. Si è chiusa, l’hanno segregata, non lo sappiamo. Possiamo solamente ascoltare. Il suo racconto, le sue parole, il suo segreto. Ne vuole uno in cambio. E’ stata zitta per troppo tempo. Adesso ha molto da dire, ma non vuol farsi scoprire, non vuol dire fino in fondo, è criptica, ermetica, enigmatica, misteriosa. Stesi sul materasso come sul lettino dello psicanalista, il binocolo in mano a controllare quei due occhi vuoti e bianchi che indagano il buio che avvolge lo spettatore, il suo alone. E’ un perdersi trascinati, portati per mano come la donna e la bambina del sogno ricorrente, ossessivo e ossessionante e persistente che ritorna anche nel titolo del duo italo- australiano. Un sogno fiabesco a tinte fosche e noir, una casa da Hansel e Gretel che racchiude cose mai viste o non volute vedere, celate dietro paraventi e tendine decorate da bosco immerso nel Tirolo dell’infanzia. “La bambina è la mia garanzia”, ripete in automatico la donna dalla grande gonna. Mezz’ora. Non un minuto di più. Non manca l’effetto finale. Catartico.

Voto 8 

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