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  26/04/2024 - 06:17

 

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Il silenzio dei comunisti
Regia di Luca Ronconi
Con Luigi Lo Cascio, Maria Paiato, Fausto Russo Alesi, scena di Tiziano Santi, costumi di Silvia Aymonino, luci di Guido Levi
Al Teatro Fabbricone Prato dal 14 al 25 giugno 2006, ore 21 (lunedì 19 riposo)

 




                     di Giovanni Ballerini


Hanno cercato di dare soluzione ai problemi di una società in crisi, ma non ci sono riusciti. Eppure una riflessione sulla diversità, sull'onestà intellettuale dei comunisti e soprattutto sulla possibilità della nascita di un'ideologia nuova che dia una risposta vera ai problemi della società di oggi è avvincente, necessaria. Crollato l'ideale comunista, si torna a parlare, si tentano bilanci su questa ideologia. Anche in teatro, attraverso i contributi, le riflessioni di alcuni comunisti italiani “eccellenti”: Vittorio Foa, Miriam Mafai, Alfredo Reichlin. E’ un carteggio pieno di passione quello alla base dello spettacolo che ha debuttato con successo ottenuto alle Olimpiadi della Cultura 2006 di Torino e che viene riproposto al Teatro Fabbricone di Prato dal 14 al 25 giugno 2006, ore 21 (lunedì 19 riposo).

E' logico pensare che non sia facile intrigare con uno spettacolo che esplora un'ideologia sconfitta con una disamina intellettuale di due ore e invece la piece convince e avvince davvero. Merito della regia, degli attori, ma anche del testo che stupisce per la sua acutezza e contenporaneità.

Il silenzio dei comunisti, per la regia di Luca Ronconi, è un’interessante trasposizione delle lettere che nel 2002 si scambiarono tre illustri dirigenti del vecchio PCI: Vittorio Foa (interpretato da Luigi Lo Cascio)  Miriam Mafai (interpretata da Maria Paiato) e Alfredo Reichlin (interprete Fausto Russo Alesi).

Lettere brevi, intensi ricordi e domande per il futuro, per dialogare sulla storia, passata e presente del comunismo italiano, attraverso il Novecento. Vittorio Foa, il grande intellettuale militante della sinistra italiana, ha scritto nel 2002 a due ex comunisti carichi di memoria, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin, ed essi hanno risposto. Con linguaggi e stili diversi, con altre domande e altre riflessioni. Scrive Foa in un passo significativo: “Se vogliamo che le cose migliorino dobbiamo pensare che possano migliorare; la scelta è fra un mondo di possibilità e un mondo di fallimenti”. Per Mario Pirani, che nel 2001 recensiva questo prezioso carteggio, “Vittorio Foa, nelle vesti dell’interrogante ermeneuta, si rivolge a Miriam Mafai e ad Alfredo Reichlin, chiamati a rispondere ad un profluvio di quesiti nella loro qualità di attori ancora sul proscenio di quella grande ‘commedia umana’che fu l'esperienza dei comunisti italiani, estesa all'estremo tentativo di spendere quell' esperienza nella nuova formazione riformista Ds. Esercizio interessante, quanto destinato a lasciare senza risposta gl’innumerevoli quesiti proposti, sul passato e sul presente: dal ruolo di Togliatti al pacifismo, dal compromesso storico di Berlinguer alla contaminazione coi no-global, dal rapporto con l'Urss al confronto con la mondializzazione. E poi i ricordi personali, che aprono nostalgici e toccanti flashback sui ‘migliori anni della nostra vita’. Naturalmente in poco più di cento pagine il valore non va cercato certo nella profondità documentata dell'analisi ma nella dialettica, a volte folgorante, dell'intuito, nell'incrociarsi vivacissimo e libero di una conversazione a tre sulle vicende del secolo, fino ai giorni nostri”.

Dice Ronconi: “Per lo spettacolo sulla politica ho scelto, una sorta di epistolario pieno di passione tra Foa, Mafai e Reichlin, che pone domande forti e imbarazzanti alla sinistra, sulla necessità della rivoluzione, chiamando in causa vecchi e nuovi comunisti. Quello che mi interessa è l’intersoggettività dei momenti teatrali perché è chiaro che la scienza e la bioetica dipendono, come tutto, dall’economia e dalla politica… Un testo non pensato per la scena, dunque, ma che ci fornirà lo spunto per dibattere dei problemi di una società in piena crisi, una crisi causata dalla transizione tra due epoche storiche”.

Voto 8 

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