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Bella di Nulla
di e con Elisabetta Salvatori
Festa di Liberazione a Solaio Serravezza (Lucca)
9 agosto 2005

 




                     di Tommaso Chimenti


Storie. Milioni di storie che s’intrecciano come fili, come capelli lunghissimi, come ceste di vimini, come rami, come onde di mare increspato. Storie che sanno di terra, di Apuane aspre, come il dialetto di queste parti, che odorano di salsedine, di mare, il grande protagonista di “Bella di nulla”. Poesia che scende tra il violino e la chitarra per la Salvatori proprio poche settimane fa vincitrice del “Luglio Bambino Festival” a Campi Bisenzio con “In viaggio. Storie in valigia”. La Bella di nulla racconta storie e lo fa a casa sua, con i suoi dolori, con un marito ed un figlio inghiottiti al largo nel blu, con le sue voci che le parlano, la avvertono, come Cassandra, le premonizioni, il continuo dialogo sulla spiaggia, in riva sul bagnasciuga con la gonna immersa in quel sale liquido che è vita, nascita, ma che sa essere anche morte e disperazione.
Vita, culla, estrema unzione. Sempre dinanzi agli occhi quella distesa che è tutto ciò che ha la Bella.
Una storia vera.
E’ la bisnonna della Salvatori, lei che da pittrice- scultrice un giorno all’improvviso, come vocazione che arrivava da lontano, ha sentito la necessità primordiale di avvicinarsi al teatro, all’affabulazione.
Elisabetta ha ricalcato le orme dell’ava creando a Forte dei Marmi, nel proprio salotto, un piccolo e delizioso teatro, soltanto cinquanta i posti a sedere, con un cartellone di tutto rispetto, dove ogni anno vengono rappresentati, oltre alle sue piece, molti altri big, negli anni Alberto Severi, Paola Turci e Carlo Monni, dal quale è legata da sodalizio sentimentale. E’ minuta ma sul palco sembra una gigante. I capelli lunghi, il sorriso che scardina i cuori, il vitino di vespa con un vestito bianco candido a merletti.
Parla, intercalando l’italiano al dialetto ruvido che storpia gli accenti e fa scivolare le consonanti, racconta. Ed il palco sembra focolare, ed il pubblico una grande famiglia improvvisata: potere della parola, del Teatro.

Voto 8 

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