Egocentrico, Io?
La guerra piccola
Barber's shop
I Marziani
babbuino Suite
Corsivi
Lacrime e disperazione, concitazione da teatro greco. Scene
di ordinario melodramma tra
attacchi isterici e donne non sull’orlo ma nel pieno di una crisi di nervi. Altro che “sulla soglia di una bella e violenta bufera” come cita
il sottotitolo. Donne, donne e ancora donne.
Quasi un “L’albero di Antonia”
in formato ridotto, dove l’uomo è il male estremo, da combattere, punire,
recidere, tagliare come i capelli dei clienti immaginari della barberia al
femminile. Quindi rosa non c’è niente, solo il rosso
vince. Tanta Firenze nel testo, anche se, nel complesso, fuori
dalle corde di Alberto
Severi che regge
meglio il tragicomico, o meglio il comico venato di un tragico ma da happy end.
Il padre del Sud possessivo e repressivo, Tangentopoli,
uno stupro, un aborto spontaneo, ma di un figlio down, presunti rapimenti,
Falcone e Borsellino, il furgone bianco sotto via dei Georgofili.
C’è tutto nel pastone tra sentimenti privati e guai nazionali irrisolti. Si
sfocia ben presto in un dramma dalle proporzioni gigantesche, alla Beautiful,
dove la scena suggestiva sembra debba essere,
all’infinito, più forte della precedente, in una continua escalation di
sofferenze e tragedie ed orrori e dolori. C’è la rossa e la democristiana, la gay, il rapporto difficile delle tre sorelle con il padre
che a tutti i costi avrebbe voluto avere un maschio, i nazi
skin, le bombe, Forza Italia, Lady Diana,
tutto nel calderone al sapore di patetico. Anche le
scelte musicali non sembrano essere azzeccate, si salva, dall’atmosfera all’Agatha Christie di suspence e terrore da Tunnel degli orrori del Luna Park,
soltanto “God save the Queen” dei Sex Pistols anche se fuori
cronologia. L’angoscia pervade il palco, e la platea, nel
rosso colore dominate della scena.
Voto
5 ½