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OA Terzo atto: Il canto
Cinque atti teatrali sull’opera d’arte
Con un’opera site specific di Jannis Kounellis, Giancarlo Cauteruccio e con i soprani Monica Benvenuti e Deborah Carcasci, Hitomi Ohki, Elisa Prosperi, Maria Elena Romanazzi, Donatella Romei, Lucia Sartori. Costumi Massimo Bevilacqua, direzione di allestimento e luci Loris Giancola, consulenza al progetto Pietro Gaglianò, ideazione e regia Giancarlo Cauteruccio
Il 24, 25, 26 marzo 2012 alle 21 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Giovanni Ballerini


"L’artista entra nel teatro come portatore di visione".
E’ il caso di Jannis Kounellis, il grande artista del Pireo, classe 1936, che per “Il canto”, terzo atto teatrale sull’opera d’arte, propone un’opera site specific per arricchire il progetto OA – Cinque Atti Teatrali Sull’opera D’arte della sua visionarietà. Dopo il successo ottenuto con i primi due atti OA/la Parola con l’opera Gas di Alfredo Pirri e OA/la Danza con l’opera Il muro del tempo di Enrico Castellani, andati in scena con la regia di Giancarlo Cauteruccio al Teatro Studio di Scandicci in gennaio e febbraio, il terzo atto vede Cauteruccio costruire una drammaturgia del canto che diviene lo strumento dialettico per animare le forme, mobili e immobili, sulla scena. Sette cantanti liriche interpretano, attraverso un ampio repertorio della musica classica contemporanea, la parola cantata, il conflitto tra il caos della materia e l’ordine cui aspira l’uomo.
Le musiche di autori come John Cage, Sylvano Bussotti e Ivan Fedele, oltre ad alcuni brani di musica antica, creano uno spazio intorno ai volumi dell’opera di Kounellis, che nel disegno di Cauteruccio trova una il proprio centro in una dimensione autenticamente teatrale. Al canto si alterna la parola tratta dalla tragedia greca (con estratti da Sofocle e Euripide), seguendo la presenza di uno dei personaggi più enigmatici del mondo classico: Tiresia, cieco e veggente, protagonista di una metamorfosi da maschile a femminile e ritorno, figura cardine nel ciclo di Edipo e nelle Baccanti di Euripide. È lo stesso Cauteruccio a dare voce a Tiresia utilizzando il dialetto calabrese, idioma dai suoni arcaici che lo avvicina ancor di più all’artista greco.
Kounellis, che conta un importante numero di collaborazioni con il teatro (dalle esperienze con Carlo Quartucci alla fine degli anni Sessanta ai più recenti progetti con Theodoros Terzopoulos), nell’incontro con Cauteruccio ha elaborato un’opera complessa in cui emergono alcuni temi tra i più forti della sua lunga e ramificata ricerca.
Tre grandi sacchi composti con i teloni che hanno rivestito altrettanti tir per migliaia di chilometri, incombono sulla scena come corpi impiccati, echeggiando le forme già messe in opera con esiti drammatici e monumentali in alcune installazioni (memorabili, tra le altre, quella alla Halle Kalk di Colonia, nel 1997, e quella nella piazza di Schwabisch Gmund, a Stoccarda, del 1992). Attratti verso il basso dal loro peso che, secondo l’artista, è simile solo a quello di un corpo morto o di una vittima sacrificale tenuta per i capelli, i tre sacchi lasciano indovinare al loro interno le forme convulse di mobili e oggetti dismessi. Gli armadi e le cassapanche, e altre suppellettili di uso comune che ricorrono nelle sue installazioni, sono secondo Kounellis, “presenze drammatiche” che recano la memoria dei segreti intimi e delle nefandezze che hanno custodito: la loro forma è leggibile come una metafora dell’uomo, capace di raccogliere al proprio interno inenarrabile ferocia. L’asimmetria che domina le linee dell’incontro fra Cauteruccio e Kounellis costituisce un elemento fondante per la visione drammaturgica dei due artisti, entrambi persuasi della funzione del teatro che “serve per fare opposizione”.

Teatro Studio - Via G. Donizetti n.58 – Scandicci (FI) biglietteria@teatrostudiokrypton.it

Voto 8 

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