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  26/04/2024 - 12:03

 

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John Holmes: Re del porno
L'autobiografia del più grande attore hard di tutti i tempi
Milano, DeriveApprodi, 1999; pp. 189

 




                     di Fulvio Paloscia


Il suo corpo non era un granché. Smilzo, torace stretto, pancetta. Il volto segnato da un ghigno complice, beffardo, che talvolta sapeva trasformarsi in una smorfia da carenza di coccole: John Holmes non aveva il phisique du role della macchina del sesso. Allampanato, spigoloso, zero palestra. Nessuna parte del corpo gridava sensualità, tranne "quella". La più importante. Un'appendice paurosa, la più esagerata che si sia vista nei film porno, sulle cui misure si è favoleggiato e ancora si favoleggia: 30 centimetri? 35? 38? "Questo bimbo ha due piedi e tre gambe" esclamò la levatrice che lo portò alla luce; e proprio quel metaforico arto in più avrebbe consacrato il buon John come il re del porno. Non solo quello, ovviamente. Perché per la pornografia bisogna esserci portati: e lui non pensava altro che al sesso. Fin dagli otto anni, quando una baby sitter di buona volontà si adoperò per fargli avere il primo orgasmo, irrecuperabilmente attratta da quel "coso" enorme, mentre a nove arrivò il primo rapporto sessuale con un'amichetta. Tempista, votato fin dall'infanzia all'estasi dei sensi vissuta quasi come vocazione religiosa, nella sua vita John se ne sarebbe fatte tante, tantissime, di fanciulle: più di 14 mila, vuole la storia del porno. Una cifra paurosa ma mica poi tanto se si pensa che i film girati da questo stakanovista dell'amplesso furono 2.274. Ora, a undici anni dalla morte per Aids, esce la sua autobiografia, scritta con la collaborazione di Fred E. Basten e Laurie L. Holmes, alias Misty Dawn, divetta porno che John portò all'altare, che gli è stata accanto negli ultimi anni della sua vita, che vive ancora in nome del Re (gli ha anche dedicato un sito Internet, e che ha deciso di dare alle stampe il libro non tanto per bieche ragioni di sfruttamento, ma per fare finalmente chiarezza sulla vita spericolata di un uomo che avrebbe pagato la celebrità mondiale a caro prezzo: con la dipendenza dalle droghe più diverse, nelle quali cadde per obbedienza ai riti dello star system porno; con il coinvolgimento, suo malgrado, in un delitto plurimo (il massacro di Laurel Canyon, ancora irrisolto: quattro persone uccise a colpi di mazza da baseball) nel maledetto mondo della guerra tra bande. Holmes fu un personaggio nuovo nel mondo dell'hard: trasformò la figura maschile nel centro dell'estetica cinematografica porno; l'attrazione non erano più solo le forme e l'abilità dell'attrice di turno, ma anche i "30 centimetri di dimensione artistica" (per dirla con Elio e le Storie Tese) di uno stallone bruttino ma instancabile, capace di non perdere un colpo e di passare da un coito all'altro senza sosta. Quel "pauroso" pisello fu depositario della malcelata curiosità e dell'invidia degli uomini, dei sogni erotici delle donne: apparteneva a una superstar contraddittoria, sempre in bilico tra arrogante autocompiacimento e il dubbio, l'arrendevolezza, la disperazione di chi si sente braccato. Holmes credeva nel porno. Ci credeva così tanto da affrontarlo con un pizzico di consapevolezza artistica in più rispetto alla routine pornografica d'allora, cercando di dare al suo lavoro uno status attoriale se non pari a quello del cinema normale, che almeno si avvicinasse un po'. Ebbe tutto il tempo per costruire il suo mito, abbellirlo, consolidarlo; sotto i suoi occhi e intorno al suo corpo allampanato scivolarono via tutti i repentini cambiamenti dei costumi sessuali - e non - d'America - e non - insieme all'evoluzione del panorama porno. Inizia per caso nel '65, su invito di un'amica, quando la pornografia è roba clandestina: realizza un bel po' di loops, i super 8 distribuiti sottobanco ma, con gli anni Settanta e la liberazione sessuale, arrivano i film per le sale XXX e lui ci dà sotto, lavorando con tutte le superdive dell'amplesso, da Marilyn Chambers a Georgina Spelvyn. Tutte tranne Linda Lovelace, quella di Gola profonda: uno scontro tra titani che aspettarono in molti, ma che non arrivò mai. Poi, negli anni Ottanta, la grande rivoluzione dei video: ed eccolo impegnarsi ancora finché può, finchè la vita gliene dà la possibilità, sbarcando tra l'altro anche in Italia, al fianco di Cicciolina. Lavorò fino a che il virus non gli tagliò le gambe: quando scoprì di avere contratto l'Aids, iniziò una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione all'interno del mondo del porno che non riuscì mai a portare a compimento. L'Aids gli regalò l'encefalite. Dodici colpi apoplettici, poi la morte. Nonostante avesse lavorato con il virus nel sangue, non contagiò mai nessuno. Perché, si chiede Laurie Holmes nell'epilogo del libro? E la sua ipotesi si fa agghiacciante: e se qualcuno glielo avesse inoculato come "attentato batteriologico" al mondo dell'hard? Magari, ipotizza la vedova, qualche agente dei servizi segreti, che Holmes incontrò a Washington dove si era recato per impugnare i diritti della pornografia proprio quando imperversava una sorta di guerra santa contro l'hard capitanata dal procuratore generale Edward Meese III. Una domanda senza risposta. Del resto a John Holmes piaceva la suspanse. Alcuni film li girò nei panni di un alter ego, il pornodetective James Wadd, un duro della migliore tradizione gialla americana con la piccola differenza che si calava facilmente i pantaloni. E a tratti Re del Porno ha il ritmo di un hard boiled tra inseguimenti, fughe, sanguinolenti conti da regolare, processi, notti al fresco e alluvioni di stupefacenti. Il libro ha un inizio fulminante, tra ironia e giallo sessuale: il giovane Holmes viene assunto come modello a un istituto d'arte. L'idea di esporsi nudo, con relativa mercanzia, di fronte a una schiera di studentesse lo imbarazza e lo eccita. Sa che quando si toglierà di dosso gli abiti in quell'aula silenziosa e attenta, il suo enorme "coso" potrebbe svegliarsi, di fronte a tutti. Al cuor non si comanda, e spesso neanche a "lui". La soluzione non ve la diciamo. Sta a pagina 39. Una cosa è certa: Holmes non se la dimenticò mai.
L'autoritratto di un eroe del nostro tempo.

John Holmes, Re del porno, introduzione di Marco Giovannini, postfazione di Roberta Tatafiore, Milano, DeriveApprodi, 1999; pp. 189

Voto 7 

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