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Tedavi - Compagnia delle Ombre
Veleni medicei
Firenze non è solo luminoso Rinascimento. Testo, ricerche storiche e regia: Alessandro Riccio, Con: Alberto Orlandi, Alessandro Riccio, Piera Dabizzi, Chiara Ciofini, Carolina Gamini, Fulvio Ferrati. Maschere Clarice Plana
Villa Caruso – Lastra a Signa, dall’1 all'11 luglio ore 2008

 




                     di Tommaso Chimenti


Il connubio prima o poi era inevitabile. Tra le tragedie medicee e gli assassini studiati a tavolino delle Ombre, il matrimonio era nell’aria, per i luoghi non convenzionali scelti, per provenienza geografica, per lo stesso humus, per la stessa visione del teatro, per lo stesso pubblico sul quale insistono. Curiosi, amanti delle storie, del mangiar bene all’interno di contesti suggestivi, parchi in notturna, alla ricerca della visione sconosciuta, tagliata, nascosta di affascinanti spazi. Andare a seguire gli spettacoli della Tedavi oppure della Compagnia delle Ombre non è soltanto seguire lo svolgimento della drammaturgia ma anche entrare dentro un nuovo mondo, fatto di assassini, visti soltanto in televisione ed ora finalmente a portata di mano, fatto di costumi medievali, di dame, coltelli, veleni. Nell’ultima invenzione scenica, la prima in complicità tra Alessandro Riccio e Alberto Orlandi e soci, “Veleni medicei”, dieci giorni di repliche nel parco di Villa Caruso, la famiglia che governò Firenze (e che negli ultimi anni è stata vivisezionata teatralmente con il “Mese Mediceo”) entra prepotente nel collaudato schema della Compagnia delle Ombre. Scena allarmata, concitazione, azione, presentazione dei personaggi, schede ai tavoli. Il pubblico dei convitati segue, mangia. Nel fresco della villa il risultato è ancora migliore. Tra le siepi basse del giardino le corse dentro gli splendidi costumi riportano con la mente a antichi rancori, a duelli rusticani sciolti con violenza, a quella alterigia nobiliare fatta di bassi istinti, di voglie improvvise e irrazionali. La trama è complicata come tutti gli intrighi a corte. Attenzione ai particolari, alle inezie, alle parole non dette, ai sopraccigli alzati. L’importante non è la soluzione ma l’esserci tra le carte degli indizi che ingolfano la cena. E la tavola imbandita di petto d’anatra o maccheroncini alla Medici diventa un brain storming continuo, una discussione accesa a bocca piena. Chi scrive e sbrodola sul foglio, chi si unge la cravatta ed intanto riflette sull’ultimo indizio dato per poterlo meglio ricollegare ai precedenti. Poi arriva il momento della compilazione dei resoconti ed ogni tavolo, a dita incrociate, spera di aver azzeccato omicida e movente. Non si vince niente ma la gloria dell’intelligenza, quella si.

Voto 7 ½ 

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