"Non sono un artista. Questo non è un evento di moda. Intermission è lo spazio fra queste due frasi, lo spazio fra arte e moda, fra due stati mentali in conflitto,
lo spazio fra due mondi. La parola stessa Intermission, intermezzo, potrebbe suggerire uno stato mentale minore - e invece la scala dell'intermezzo di Slimane è tale da essere tutto meno che una situazione minore".
Si inaugura mercoledì 19 giugno 2002 alle 19 alla Stazione Leopolda di Firenze Intermission Hedi Slimane, un evento (su invito) a cura di Francesco Bonami e Jérôme Sans. Pitti Immagine propone il progetto Intermission Hedi Slimane. E conferma ancora una volta il suo costante impegno di esplorazione della ricerca più stimolante nel campo delle discipline estetiche e artistiche. Non a caso Intermission rappresenta la convergenza di differenti linguaggi creativi nella cultura contemporanea.
Intermission è un sogno molto, molto lungo fra due risvegli. La ricostruzione e l'interpretazione della Galerie des Glaces di Versailles è infatti una sorta di allucinazione, un incubo uscito dal film L'année dernière à Marienbad, che Alain Resnais realizzò nel 1961, mentre il libro è quello stato fra il sonno e il risveglio quando ci rendiamo conto che "era solo un sogno", lo spazio attorno non chiaro e tuttavia molto reale.
"Ci sono molti momenti nella vita quando la realtà ci appare non come un'opera d'arte, né come una semplice immagine ma piuttosto come uno stato della coscienza dotato di spazio, un intermezzo nel mondo delle cose, dei desideri, dei successi e dei fallimenti - spiega Francesco Bonami -. Le immagini non ci appartengono veramente mai, anche quando siamo noi a produrle. Il progetto di Slimane riflette questo disperato tentativo di trasformare le memorie in cose, in spazio da possedere, da amare, da toccare. Intermission è l'impresa impossibile di trasformare dei lampi in candelieri, rallentando il tempo dentro la vita di una candela. Intermission, il libro e l'architettura, è un tipo di illusione mimetica che ha a che fare con la letteratura e il teatro francesi, dove l'autore riproduce una serie di stati emotivi che sembrano concepiti in modo assolutamente razionale e che invece sono il più delle volte il prodotto dell'inconscio". L'essere "Francese" è la logica su cui si basa il progetto di Slimane ma il risultato è l'inconscio, lo spirito bastardo delle sue origini, la natura ibrida della sua visione o, per citare il buio più recente, il suo sangue inquinato che lo spinge fuori dalla realtà, fuori dalla purezza dell'identità, dentro la libertà di quell'intermezzo che è, per la maggior parte di noi, la vita stessa.
Voto
8