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Venezia 69
Premiazione 2012
Il canto di Arirang conquista la Mostra
Dal 29 agosto all'8 settembre 2012 al Lido di Venezia

 




                     di Matteo Merli


Venezia 69 - presentazione 2012
Primo reportage alla mostra 2012
Il risveglio del fiume segreto alle Giornate degli Autori
Secondo reportage alla mostra 2012
Premiazione 2012


La 69° Mostra di Venezia si conclude con la vittoria del film Pietà del rinato Kim Ki-Duk, che dopo la depressione arrivata qualche anno addietro e raccontata nel bel documentario Arirang, ritrova la strada di una nuova spontaneità artistica e sotto la nuova direzione di Barbera, trova un posto nel concorso ufficiale e convince la giuria, portandosi a casa un riconoscimento storico per il suo paese. Molti hanno detto che non è la sua opera migliore e che questo premio è un riconoscimento alla sua carriera, ma noi sottolineiamo il ritrovato spessore espressivo di un autore, qui non al suo culmine, ma in pieno possesso di un vigore morale vibrante e a tratti coinvolgente. The master, favorito annunciato alla vigilia, e per questo messo in secondo piano per mettere a freno un probabile favoritismo da parte del presidente di giuria, Michael Mann, si aggiudica meritatamente Il Leone d’argento per la regia e la Coppa Volpi per le interpretazioni maschili di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. Coppa Volpi femminile a Hadas Yaron del film Fill the Void di Rama Burshtein, Premio speciale alla giuria a Paradise: Faith di Seidl, decisamente immeritato e Osella per la migliore sceneggiatura a Après mai di Assayas. Il cinema italiano si porta a casa l’Osella per il contributo tecnico al film E’ stato il figlio di Cipri, come anche il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente, aggiudicato a Fabrizio Falco. Sorprendente il premio della sezione Orizzonti al cinese Tre sorelle di Wang Bing. Per tirare le somme, il cinema orientale si conferma il vincitore di questa edizione ed è ancora capace di creare un immaginario coinvolgente e appassionante, la Francia ha i suoi autori inossidabili e la corazzata statunitense è sempre sulla breccia. L’Italia sperava in Bellocchio, che come sempre non riesce a conquistare il massimo premio, ma il suo cinema è come sempre puntuale e prezioso. Che dire della premiazione, svoltasi come prassi nella solita imbarazzante cornice di approssimazione ed errori, con la speranza che prima o poi si riesca a condurla in maniera pacata e stringata come a Cannes. Questa nuova edizione festivaliera targata Barbera, ha riservato un livello medio soddisfacente, un riequilibrio degli spazi attorno alla zona festivaliera, sperando che il cratere del cantiere per il prossimo anno venga completamente coperto, un interesse per il Venice Film Market che dovrebbe decollare nella prossima edizione. Note positive a parte, ci auguriamo che Barbera possa proseguire con il suo progetto di creare una macchina festivaliera efficiente, ospitale, aperta tutto l’anno come un laboratorio di cinema sempre aperto al nuovo e alle evoluzioni del mercato.

Voto 7 ½ 

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