Una pellicola come questa è il perfetto esempio della magia del cinema: intanto perché si tratta di un film girato con un budget ridottissimo, praticamente in un solo interno, inoltre perché è basato su un'idea semplicissima, ma geniale. Immaginate una stanza di forma cubica, con le pareti illuminate da luci colorate: al centro di ognuno dei sei lati del cubo un portello quadrato permette l'ingresso in un'altra stanza esattamente identica, variabile soltanto sotto il profilo cromatico. All'interno della stanza ci sono persone che non hanno la minima idea di come ci sono finite dentro, vestite con tute identiche e private degli oggetti personali, senza cibo né acqua: tutto ciò che sanno è che vogliono uscire fuori da questa labirinta prigione stile cubo di Rubik, e per farlo non possono che tentare di avanzare di stanza in stanza. Un quadro di per sé piuttosto claustrofobico: ad aumentare la comprensibile tensione dei prigionieri basta aggiungere ordigni letali - gas, invisibili lame affilatissime, laser - apparentemente sistemati a caso nelle stanze, e il gioco è fatto: una trappola per topi in versione ultratecnologica. E' possibile uscire? Chi sta dietro questo progetto ciclopico senza alcuno scopo apparente? E perché sono state scelte proprio queste persone? L'unica scelta possibile è seguire i protagonisti alla ricerca dell'ultima porta, col fiato sospeso, in un crescendo di suspense e con i nervi sempre più tesi. Con una storia del genere sarebbe lecito attendersi una conclusione troppo ben delineata o cervellotica (che guasterebbe inevitabilmente l’insieme): invece, arrivati alla fantomatica ‘uscita’ con l’ultimo superstite, il dubbio di base sarà efficacemente alimentato da un finale aperto. Cube – Il Cubo segna il sorprendente esordio alla regia del giovane talento canadese Vincenzo Natali.

Voto 7½