Il mestiere delle armi
Cantando dietro i paraventi
Centochiodi
Non
si può dire che Ermanno Olmi abbia timore di rischiare cose nuove, perché Cantando dietro i
paraventi con il suo raffinato gioco interno di teatro nel teatro, la
sua impeccabile struttura e la sua magnifica fotografia è sicuramente un film
rischioso nell’attuale panorama del cinema italiano: troppo fiabesco, troppo
cerebrale, forse troppo ricco di riferimenti di secondo grado a danno della
storia in se stessa, forse, ma esteticamente splendido e intensamente lirico. I
maligni lo ridurranno ad un magniloquente exercice de style, tutti gli
altri (i fortunati) si ritroveranno intrigati dall’elaborato meccanismo
drammatico ordito nello strano coarcervo tra teatro e bordello in cui
all’inizio del film uno sprovveduto studente finisce per caso. La voce narrante
di un redivivo Bud Spencer calato nei
panni di un vecchio capitano portoghese
ci introduce con entusiasmo crescente nella favola di corsari che sarà oggetto
della rappresentazione, una storia ambientata nell’epoca aurea della pirateria
cinese, a fine Settecento, quando la vedova dell’ammiraglio Ching, avvelenato
dai suoi armatori dopo le blandizie imperiali, cominciò ad imperversare i tre
mari della Cina senza rispettare neppure le imbarcazioni battenti le insegne dell’imperatore.
Una favola in continua
alternanza tra pantomima e sequenze in tempo reale, dalla ricostruzione della
ricostruzione della fine dell’ammiraglio Ching fino alla decisione della vedova
di vestire i panni del defunto marito per vendetta, fino al giorno della
repressione, quando la flotta della temibile piratessa fu circondata dalle navi
da guerra imperiali, così numerose che l’orizzonte non bastava a contenerle
tutte. Cantando dietro i paraventi conserva la struttura della favola
fino alle estreme conseguenze, con l’immancabile finale morale in cui invece
delle bombe sulle navi dei pirati ribelli cadono acquiloni latori di un antica
favola di pace e perdono. Olmi racconta la sua storia con consumata eleganza
alternandosi tra calibrate coreografie delle parti drammatiche e un’impeccabile
ricostruzione delle sequenze d’epoca, contrappuntate da una raffinata colonna
sonora che miscela brani della tradizione popolare cinese ad autori del calibro
di Stravinsky e Ravel. Un film
inappuntabile dal punto di vista tecnico-artistico, dunque, ma con una
struttura narrativa che promette di rivelarsi ostica ai più ed a forte rischio
d’ingenerare noia.
Cantando dietro i paraventi, regia di Ermanno Olmi, con Bud Spencer, Jun Ichikawa, Sally Ming Zeo Ni, Camillo Grassi; drammatico; Italia; 2003; C.; dur. 1h e 39'
Voto
7/8
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