Il nastro bianco
Regia di Michael Haneke
Cast: Christian Friedel, Burghart Klaußner, Josef Bierbichler, Susanne Lothar, Ulrich Tukur; drammatico; Austria/Fran./Germ.; 2009; C.
La Palma d'Oro del 62mo festival di Cannes
|
|
Niente da nascondere
Funny Games
Il nastro bianco
L’ultima fatica di Michael
Haneke, premiata con la Palma d’Oro a Cannes 2009,
ci conduce attraverso un implacabile bianco e nero in un villaggio di campagna,
nella Germania del 1913, attraverso la voce narrante
del maestro locale, che inizia a raccontarci il primo anello di una catena di
eventi inquietanti che si succedettero di lì a poco. Tutto comincia con un filo
nascosto teso nell’abituale tragitto che il medico è solito compiere a cavallo
ogni giorno: la caduta non è letale ma getta un alone
di inquietudine in un villaggio dove la vita da sempre scorre all’insegna del
rigore e della tranquillità più totale. Nel corso dei mesi seguenti i fatti
inspiegabili continuano ad alternarsi in un crescendo inspiegabile e sempre più
allarmante: una donna vittima di un infortunio sul
lavoro, un granaio misteriosamente incendiato di notte, lo scioccante rapimento
del figlio del barone, fino all’assurda aggressione ai danni di un ragazzo
handicappato che, per la brutalità delle percosse subite, rischia di perdere la
vista. Il tutto sotto gli sguardi apparentemente innocenti dei bambini del
villaggio, che risultano sempre presenti in qualche
modo sugli scenari dei vari crimini. Il tutto inframmezzato
dalle scene di vita domestica delle varie famiglie, con gli adulti che cercano
di provvedere in modo ottuso ed assolutistico all’educazione dei propri figli,
gli stessi bambini che di lì a poco vivranno il trauma della Grande Guerra ed
in seguito andranno ad ingrossare le masse inneggianti al Nazismo. E si tratta di squarci pedagogici assolutamente allucinanti:
come il pastore, che lega un nastro
bianco al braccio dei suoi figli per esortarli alla purezza, ma li tratta
con una durezza sorprendente, li picchia abitualmente con la verga e terrorizza
psicologicamente il figlio maggiore riguardo ai letali effetti degli atti
impuri – oltre a legarlo nel sonno per farlo desistere dalla tentazione –; o
come il dottore che, appena ristabilitosi dall’incidente, rivela con una
spietata sincerità il disgusto che prova per la sua amante, la levatrice, e poi
comincia a colmare di poco caste attenzioni la figlia quattordicenne. Mentre le
ombre della crudeltà avvolgono sempre più minacciosamente il villaggio, lo
sguardo più equilibrato e sano dal punto di vista morale
rimane quello del giovane maestro della scuola, l’unico in grado di intravedere
una scomoda verità che, ovviamente, quando sarà svelata all’autorità religiosa
locale, non sarà recepita ma ottusamente rifiutata a priori. Cupo, essenziale,
privo di orpelli musicali di sorta, Il nastro bianco è l’ennesima
riflessione sulla banalità del male che traspare in tutto il cinema di Haneke – gli ultimi esempi sono Niente da
nascondere e il remake americano del suo Funny Games –: stavolta
il regista austriaco sembra volerci mettere in guardia dai rischi del pensiero
unico, da un’educazione tanto rigida da sfociare in degenerazioni aberranti e
disumane nonostante, come in questo caso, si propongano di raggiungere
l’assoluta purezza. Ma, come sua abitudine, Haneke si limita a raccontarci la sua storia lasciando a
noi il compito di trarne le conseguenze morali d’obbligo. Un film imperdibile.
Il nastro bianco - Das Weiße Band, regia di Michael Haneke, con Christian Friedel, Burghart Klaußner, Josef Bierbichler, Susanne Lothar, Ulrich Tukur, Michael Kranz, Marisa Growaldt, Michael Schenk; drammatico; Austria/Fran./Germ.; 2009; C.; dur. 2h e 24’
Voto
8
|
|
|