Sono tre i film ambientati nel corso del secondo conflitto mondiale a contendersi la stauetta più prestigiosa, quella per la miglior pellicola. Nel dettaglio si tratta dello spielberghiano Salvate il soldate Ryan, del notevole La sottile linea rossa del redivivo Terrence Malick ed infine de La vita è bella di Roberto Benigni. Guardando alla storia recente dell'Oscar, gli auspici sono favorevoli al comico di Vergaio: Schindler's List di Steven Spielberg è stato l'ultimo film "bellico" a trionfare sul palco dello Shrine Auditorium: una drammatica vicenda che ruota, come quella de La vita è bella, attorno ai campi di concentramento, anche se con approccio sicuramente diverso. Per trovare combattimenti veri e propri, bisogna risalire al 1986, quando Platoon di Oliver Stone vinse tre statuette (film, regia e montaggio) per la sua rilettura, autobiografica e visionaria, della guerra del Vietnam, magistralmente interpretata da Charlie Sheen, Tom Berenger e Willem Dafoe (ma si può ricordare anche un Johnny Depp alle primissime armi). La riflessione sulla "sporca guerra" aveva caratterizzato la società americana ed il cinema alla fine degli anni'70. Se nel 1979 al seminale Apocalypse Now di Coppola erano andati solo premi "tecnici" (la fotografia di Vittorio Storaro ed il suono), il 1978 si era trasformato in un "Oscar al Vietnam", equamente diviso tra Il cacciatore di Michael Cimino (miglior film, miglior regia, un premio a Christopher Walken come attore non protagonista) e Tornando a casa di Hal Ashby (che vide riconosciuta l'eccezionale performance come disabile di Jon Voight e quella, sensibile e tormentata, di Jane Fonda, che assiste i reduci negli ospedali). Detto del successo nel 1970 di Patton, generale d'acciaio, che ebbe anche un Oscar per la sceneggiatura scritta dall'allor giovane Francis Ford Coppola, si risale fino al 1957 per trovare Il ponte sul fiume Kwai. Sull'allegro refrain della famosa marcetta, 6 stauette al film di David Lean, tra cui una meritatissima per Alec Guinness. Nel 1953 premi per il melodramma di guerra più torbido mai realizzato, il leggendario da Qui all'eternità di Fred Zinnemann. Aver baciato Deborah Kerr sulla spiaggia non valse alcun premio a Burt Lancaster, mentre i giurati vollero gratificare Frank Sinatra, per aver dato vita al personaggio dell'italoamericano Angelo Maggio. Se il 1946, primo anno di pace, assegnava l'Oscar ai reduci de I migliori anni della nostra vita di William Wyler, la Prima Guerra Mondiale era stata celebrata nel 1930, con Niente di nuovo sul fronte occidentale di Lewis Milestone, una vera pietra miliare del genere, con le sue carrellate sulle trincee.
E quest'anno, la guerra supererà il teatro elisabettiano di Shakespeare in love?
Voto
7