In the cut
Bright Star
Avete
presente Meg Ryan
nella sua ormai classica versione comico-brillante, stile Harry, ti presento
Sally!, French Kiss o C’è post@ per te? Bene, stando alla
recente prova offerta dalla fidanzatina d’America nell’ombroso thriller In the cut, potete
tranquillamente dimenticare tutto... La solare attrice
americana, forse stanca della sua stratificata immagine romantica e
vagamente kitsch, nell’ultimo film di Jane Campion ha cambiato
decisamente registro e pelle (oltre al taglio dei capelli): Meg Ryan
interpreta infatti il ruolo di Frannie Avery, giovane insegnante frustrata
professionalmente ed in cerca di forti emozioni sul versante erotico, impiegata
in una scuola dei bassi fondi di New York, nei meandri meno hollywoodiani della
Grande Mela. Il caso vuole che Frannie venga coinvolta nel prologo dell’ultimo
efferato omicidio di un serial killer dal vizietto macellatorio, uso a tagliare
a pezzi le sue vittime, in genere signorine giovani ed avvenenti, come appunto
Pauline, la ninfomane sorella della protagonista.
Nell’ultima fatica di Jane Campion, tratta dal discusso romanzo Dentro di
Susanne Moore (cosceneggiatrice insieme alla stessa regista), tutto è ambiguo
ed inquietante: dalle preferenze erotiche della protagonista, che intreccia una
torbida relazione prettamente sessuale con l’ambiguo James Malloy, il detective
affidato al caso di cui Frannie è testimone, passando per l’irrequieto e
dettagliato stile registico della Campion, spesso giocato su nervose riprese di
New York con telecamera a mano, fino alla struttura narrativa, direzionata
verso l’immancabile colpo a sorpresa finale, che lascerà perplessi tutti gli spettatori in attesa di una spiegazione logica che, forse, semplicemente non esiste. Chi azzarderà la
visione di In the cut pensando ai precedenti capolavori della Campion,
come il lirico Lezioni di piano ed il rigoroso Ritratto di signora,
rischia di trovare motivi di curiosità soltanto nella prova di Meg Ryan, davvero
irriconoscibile rispetto ai ruoli sostenuti finora in carriera. La sua
metamorfosi erotica è evidente in particolare in una sorta di citazione
interfilmica da Harry, ti presento Sally! piazzata nella prima parte del
film, dove Meg
rievoca l’esilarante scena del finto orgasmo al ristorante in chiave seria: in In
the cut la protagonista sta infatti masturbandosi a casa sua, nella
solitaria disperazione di chi cerca l’amore senza riuscire a trovarlo. A parte la curiosità di vedere Meg Ryan in un ruolo diverso dai soliti, c'è da aggiungere che l'attrice americana non pare trovarsi molto a suo agio nel personaggio, che interpreta con l'espressione costantemente svagata di chi non ha ben chiaro dove si trova e cosa sta facendo - dettaglio peraltro disturbante a lungo andare -. Nel
complesso un thriller poco convincente, poco inquietante e, quel che è peggio, piuttosto noioso e ridondante: d'altra parte, se la traslazione di un buon romanzo sul grande schermo è cosa ardua, avere un pessimo libro come fonte di partenza rende l'operazione semplicemente impossibile.
In the cut, regia di Jane Campion, con Meg Ryan, Mark Ruffalo, Jennifer Jason Leigh, Kevin Bacon; thriller; Usa; 2003; C.; dur. 2h
Voto
5/6
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