Heist - Il colpo
Hollywood, Vermont

E' un uomo che può dirsi fortunato Joe Moore: ha una compagna giovane e bella, Fran, non ha problemi di soldi, è realizzato professionalmente. Anzi, per la precisione, nel suo lavoro è un vero artista, o almeno un maestro dell'appropriazione indebita: Joe per vivere è infatti solito organizzare elaborati furti di gioielli che non contemplano l'uso della violenza, piani complessi quanto 'oliati' realizzati insieme ai collaudati compari (ed amici) Bobby e Pinky. La buona stella del protagonista però lo abbandona nell'ultima rapina della serie, durante la quale il suo volto viene ripreso da una telecamera di sicurezza, bruciando la sua carriera: Joe è così costretto a cercarsi nuovi lidi professionali fuori dallo stato, ma il suo ricettatore, Mickey Bergman, insiste perché metta a segno l'ultimo colpo stabilito. Si tratta del classico colpo grosso, consistente nel rapinare un aereo svizzero carico d'oro, operazione complicata e rischiosa al punto che il ricettatore, per tenere d'occhio i movimenti della banda di Joe, impone la presenza di un giovane (ed inesperto) balordo, ovvero suo nipote Jimmy Silk, che ben presto rivela i suoi limiti professionali mostrando un interesse eccessivo per la moglie di Joe. Ennesima testimonianza dell'infinito amore del cinema americano per il tema del furto - solo nella stagione in corso si contano finora The score, Codice: Swordfish, Bandits e Ocean's Eleven - questo film scritto e diretto da David Mamet ha come peculiarità principale una costruzione narrativa implacabile, in cui ogni personaggio trova una collocazione paritaria nell'ambito del plot senza rubare la scena al resto del cast: Il colpo è un elaboratissimo gioco di scatole cinesi in cui niente è come sembra e fino alla fine nessun dato va considerato acquisito, perché soggetto a colpi di scena in serie. Un film dotato di una sceneggiatura a prova di bomba e sorretto da un cast di interpreti in parte, soprattutto il solito, immenso, Gene Hackman. La storia procede a buon ritmo e senza cali di suspense lungo un itinerario all'insegna della tortuosità, del dubbio e del doppio gioco: Mamet si rivela impeccabile nel tenere costantemente sotto tensione lo spettatore, più grazie agli scoppiettanti dialoghi che alle sequenze d'azione pura, pressanti ma mai fini a se stesse. Un intrigo elevato all'ennesima potenza, insomma, in perfetta linea con il motto del protagonista: "Io senza un piano di riserva non mi allaccio nemmeno le scarpe". Un ottimo noir.

Voto 7½