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  07/05/2024 - 00:48

 

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Good Bye, Lenin!
Regia di Wolfgang Becker
Cast: Daniel Brühl, Katrin Sass; commedia; Germania; 2002; C.
Pane, amore e... socialismo reale (in crisi)

 




                     di Paolo Boschi & Hans Honnacker


Non è facile abituarsi improvvisamente all'idea che il socialismo è caduto cedendo il passo al capitalismo selvaggio con la caduta del muro di Berlino, non è semplice soprattutto per una fervente socialista, in particolare dopo un coma profondo indotto da infarto al miocardio che l'ha fatta dormire per gli otto mesi del traumatico trapasso politico. E' per questo che Alex, il figlio devoto della signora in questione – la signora Christiane Kerner, rifugiatasi nell’attivismo politico per superare l’abbandono del marito, fuggito all’Ovest anni prima – per evitare lo shock fatale al debole cuore materno, improvvisa un vero e proprio congelamento della storia, attuando un’articolata farsa a fin di bene che finirà per coinvolgere anche la sorella, gli amici del condominio e del quartiere. Good bye, Lenin! è un'intrigante commedia dotata di sprazzi drammatici che ricorda nell'impianto e nell'ambientazione ‘operaia’ varie commedie inglesi, da Grazie, Signora Thatcher a Billy Elliot, mentre per quanto riguarda lo stile di regia il film di Wolfgang Becker pare attingere non poco al cinema di Cédric Klapisch, in particolare a L'appartamento spagnolo. Good bye, Lenin! riesce a parlare di eventi politici che hanno cambiato il corso della storia con leggerezza e sorprendente freschezza, grazie al punto di vista del personaggio principale, quello di Alex, un adolescente costretto da un tragico caso familiare a crescere come uomo nel bel mezzo di un cambiamento che sta snaturando la società come la conosceva, una prospettiva in cui viene immediato identificarsi. Gli sforzi titanici del ragazzo per far sì che la madre non si accorga che il suo mondo è sfumato ingloriosamente nel nulla colpiscono per la forza (talvolta comica e grottesca) dei dettagli, come la continua cerca della marca preferita dei cetriolini della madre, scomparsi sotto la valanga di marche note del consumismo più sfrenato: curiosamente oggi gli “Spreewaldgurken” (i famosi cetrioli provenienti dall’hinterland berlinese) oppure il “Rotkäppchensekt” (noto spumante della DDR) sono divenuti prodotti di qualità, venduti con successo anche nei supermercati dell’Ovest. Sul fronte delle invenzioni ‘revisioniste’ Alex raggiunge invece il culmine filmando insieme al suo migliore amico, collega di lavoro in una ditta specializzata nell’installazione di antenne satellitari, finti telegiornali della “Aktuelle Kamera” (telegiornale a reti unificate della Germania Est): compresa l’esilarante edizione (fittizia) in cui il primo astronauta tedesco della “DDR” nello spazio, Sigmund Jähn, grande idolo d’infanzia di Alexander fin dal suo volo nel 1978, diventa per l’occasione finto segretario dello stato per un giorno per annunciare l’apertura del regime e proclamare la riconciliazione con i nemici di classe dell’Ovest. Notevole l’apice lirico ed ideologico di Good bye, Lenin!: la statua bronzea di Lenin trainata via dal suo posto nell’Alexanderplatz da un elicottero, diretta verso il sole calante (non il sole dell’avvenire) davanti allo sguardo attonito di Christiane, uscita di soppiatto dall’oasi protetta della sua stanza dopo un oblio durato mesi, quasi un simbolico saluto del regime socialista ad una delle sue più fervide attiviste. Al regista Wolfgang Becker è riuscito quello che, da più di dieci anni da questa parte, gli intellettuali tedeschi, compreso il nobel per la letteratura Günter Grass, hanno tentato invano: far rivivere quei drammatici mesi della storia tedesca fra il novembre del 1989 (la caduta del muro) e l’ottobre del 1990 (la riunificazione dei due stati tedeschi). Mettendo in scena il dramma di quegli eventi della rivoluzione tedesca quasi ‘miracolosa’ in quanto non violenta che portò all’unità nazionale della Germania, questo film è tanto più ammirevole, in quanto evita di cadere nei soliti luoghi comuni che circolano ancora oggi (di solito pregiudizi) sul conto degli “Ossis” (tedeschi dell’ex-Germania Est), come pure dei “Wessis” (tedeschi della Germania Ovest), denunciandoli apertamente in una scena centrale di Good bye, Lenin!. Pur commuovendo a tratti, la pellicola non risulta mai patetica né fa mai ricorso a vuote formule retoriche: non è neppure un film sulla cosiddetta “Ostalgie”, cioè la nostalgia per il regime comunista pur sempre totalitario, ma capace di restituire ai cittadini dell’ex-Germania Est quella dignità che la troppo frettolosa riunificazione tedesca rischiava di sotterrare, ricordandoci tramite i filmati ‘personalizzati’ che la storia viene costruita da noi o, meglio, come direbbe Francesco De Gregori, la storia siamo noi, la storia è anche nelle nostre mani: sicuramente in quelle di Alex, capace di tenere in vita uno stato ed un’ideologia scomparsi in modo mortificante, e poi ‘assecondare’ la riunificazione delle due Germanie concedendo all’ex-DDR la fine politicamente dignitosa che le ragioni delle storia le hanno negato. Assolutamente da non perdere.

Good Bye, Lenin! (Good Bye, Lenin!), regia di Wolfgang Becker, con Daniel Brühl, Katrin Sass; commedia; Germania; 2002; C.; dur. 1h e 51'

Voto 7½ 

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