Eyes wide shut - Recensione
Eyes wide shut - Presentazione
E’ un film di Kubrick, un genio del cinema, ed è (purtroppo)
l’ultima occasione per vedere in sala un suo film (eccettuate le retrospettive,
ovviamente): sono due ottimi motivi per andare a vedere Eyes wide shut – titolo
ossimorico che equivale più o meno a «occhi ampiamente chiusi» e che già
preannuncia il tema del doppio –, con l’unica avvertenza che stavolta non si
tratta di un capolavoro, pena la classica delusione da appassionato. L’attesa
per un film di Kubrick durava dal 1987 (Full
metal jacket), ma al regista statunitense non è bastato più di un decennio
per mettere a punto un film che aveva intenzione di dirigere da almeno
trent’anni. Curiosamente, rispetto alle pellicole passate, ciò che manca ad Eyes wide shut è proprio la capacità –
esclusiva del genio, quale Kubrick
sarà ricordato indipendentemente dalla sua ultima prova – di andare avanti
rispetto al tempo corrente, di precorrere mode e tracciare nuove vie, di prevedere e anticipare, appunto. Forse anche perché questo è un film
dichiaratamente ‘ad occhi chiusi’, che vive i suoi momenti migliori nella
prospettiva onirica ed immaginativa mostrata in costante contrapposizione alla
realtà. Come protagonisti del film sono stati scelti i signori Cruise, una
coppia vera al di là della finzione dello schermo: lui è un giovane
medico rampante di New York, lei una madre in cerca di prospettive
nel mondo dell’arte. Alla festa di un facoltoso paziente di lui sono entrambi
abbordati, lei da un affascinante signore ungherese, lui da due modelle. Per
casi diversi, i coniugi riescono a rispettare la moralità (o la logica?) del
vincolo matrimoniale. Ma a casa, con la complicità della marijuana che le
scioglie la lingua, la gentil
consorte sbatte in faccia al marito le sue ossessioni sessuali, a mezzo tra
il sogno ad occhi chiusi e la fantasia ad occhi aperti: lei sogna di tradirlo
con uno sconosciuto, intravisto nel corso di una vacanza e da allora ferma
presenza dei suoi sogni. Il giovane medico ne resta sensibilmente scosso:
chiamato a presenziare alla morte di un suo paziente, avvia la sua odissea
notturna del desiderio abbracciato e poi represso. Prima respinge le avances della figlia del morto, poi è
interrotto dal cellulare prima di usufruire di una prestazione sessuale
mercenaria, infine si reca ad una segretissima (ed esclusiva) orgia di
pseudo-fanatici del sesso casuale, tutti oscuramente avvolti in mantelli e
maschere degne di un carnevale di Venezia di serie B, con tanto di messa
satanica a completare il quadretto. Riconosciuto e minacciato, il medico esce
indenne da una situazione ad alta tensione: il giorno dopo scopre le tragiche
(ma reali?) conseguenze della sua curiosità, duramente frustrato dalla
necessità di non poter fare nulla. Il confronto-scontro finale con la moglie
anticipa nell’immaginario dello spettatore la morale annunciata che chiude Eyes wide shut: la
prima cosa da fare, forse l’unica, è semplicemente «scopare». Il che equivale a
dire che le briglie d’interpretazione pseudo-psicanalitiche dei due coniugi si
sciolgono nel più classico modo di far pace e dimenticare gli incubi (o i sogni
belli ma impossibili). Kubrick (co-autore della sceneggiatura) ha traslato in
prospettiva newyorchese il romanzo breve Doppio
sogno di Arthur Schnitzler, con la sua consueta mania del dettaglio e con
la solita impeccabile prova di regia. Il risultato un’occasione mancata, di
difficile valutazione: un film opprimente, claustrofobico, anche a livello
acustico – con l’ultima nota della tastiera che scandisce i momenti topici
martellando le orecchie (e il senso d’attesa) dello spettatore –, tutto
costruito intorno al Leitmotiv del
doppio, continuamente richiamato dalla presenza di specchi a contrappuntare una
scena dopo l’altra – ed anche la maschera ha un suo significato nella
fenomenologia del tema –. Ma si tratta di una pellicola che, comunque, vale e
trasmette infinitamente di più della stragrande maggioranza dell’offerta
cinematografica canonica: è un film disposto al
rischio, e per questo imperdibile.Eyes wide
shut, regia di Stanley Kubrick, con Tom Cruise, Nicole Kidman, Sidney Pollack, Marie Richardson;
drammatico; Usa; 1999; C.; 2h e 39
Voto
6 (alla storia) - 8 (alla regia)