Un regista come Kim Ki-duknon potrà mai essere un nome conosciuto in occidente, perché il suo cinema affonda nella carne con una furente disperazione, che lacera e infastidisce , ponendosi senza mediazioni nei confronti dello spettatore, messo sempre di fronte a situazioni forti. Una visione pessimistica, ma che sfocia in un romanticismo che svela il vero animo umano del ventesimo secolo, capace di descrivere una nudità emotiva che i suoi personaggi disperatamente trasmettono. Il film ha come sfondo un angolo di costa fra la
Corea del Nord e la Corea del Sud. In una base militare i soldati sorvegliano il confine. Una notte, mente una giovane coppia di innamorati sta facendo l'amore nella zona proibita, scatena il mirino di un militare troppo ligio al dovere e, credendo che fosse una spia, gli spara riducendolo a brandelli. La fidanzata, che assiste all'omicidio del suo ragazzo, diventa pazza. Il soldato che ha compiuto il suo dovere, anche se ha ucciso per sbaglio un civile, verrà premiato con una medaglia al valore, scatenando l'ira dei civili. Il militare tormentato dai rimorsi, non riuscirà a condurre una vita normale, trasformandosi in un vendicatore omicida e colpendo a tradimento i compagni del campo base.
Kim Ki-duk analizza da vicino il profondo disagio che ha lasciato un segno indelebile nei coreani dei due paesi contrapposti e divisi da una linea geografica che è anche mentale dando origine a quel malessere che caratterizzano i personaggi del film. Con The Coast Guard, il regista sudcoreano si spinge ancora più in là, portando alla luce il crimine della guerra, in ogni sua forma burocratica che induce al sangue e alla perdita di senno. Una pellicola che è stata considerata come uno dei lavoro meno riusciti del Nostro, che ha destato molte perplessità additando la colpa al desiderio di Kim Ki-duk di raggiungere un pubblico più vasto, cose non vere, anzi, sbagliate perché ad una prima visione può apparire un film sbilenco e furente, non riuscito, ma ad una seconda se si guarda attentamente ci si accorge che uno dei film più sconvolgenti della stagione cinematografica coreana.
Una pellicola che dimostra una durezza implacabile, che porta in sé le coordinate del cinema di Kim, qui capace di scandagliare la disperazione che risiede nella storia del suo paese, dove il caos è vicino pronto a manifestarsi senza lasciare una via di scampo. Impressionante la scena dell'uccisione del giovane fidanzato o la sequenza dei militari che fanno abortire la ragazza ormai impazzita, che lasciano un brivido lungo la schiena.
The Coast Guard, lo ribadisco, non è un film minore, ma è un opera cristallina che dimostra il talento di Kim Ki -duk, uno dei pochi registi capace di descrivere la sofferenza e il dolore di un mondo incancrenito.
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Voto
8