Il documentario di Demme colpisce nel segno, e ci regala una delle pagine più emotive e coinvolgenti del suo cinema.
Il grande lavoro di raccolta di materiale affrontato dal regista negli anni, si svela nel complesso vincente nel raccontare la straordinaria vita di un eroe dei nostri tempi: Jean Dominique. La vita di questo haitiano inizia come agronomo nell'entro terra dell'isola, per passare poi al giornalismo e impegnandosi per i diritti umani, l'ingiustizia e l'oppressione che vigeva nel suo paese. Con grande entusiasmo fonda nel 1968 la radio Haiti-Inter, che è tuttora la rete radiofonica più vecchia dell'isola, che può contare su un alto numero d'ascoltatori e sostenitori. Dominique congegnò un nuovo modo di fare informazione, improntata alla scoperta delle vere radici locali e pronta a portare alla luce, con coraggio, le violenze dei diversi dittatori succeduti al potere, diventando ben presto la radio del popolo. La cosa che destò più scalpore allora, e che Dominique adotto come lingua il creolo haitiano, parlato dalla maggior parte della popolazione, a discapito del francese, la lingua d'élite usata dai potenti. Un giornalista antesignano nel aver imposto una nuova forma comunicativa, pieno di vigore civile, che a causa del suo impegno è stato costretto in esilio per diversi anni a New York. Demme costruisce con ritmo serrato la storia di quest'eroe e di Haiti, attraverso interviste e immagini d'epoca plasmando lo sguardo degli spettatori su questa cronistoria, come se fosse un dramma condivisibile da tutti, con un trasporto emotiva che trabocca d'umanità. Purtroppo Dominique sarà ucciso da un attentatore sconosciuto sotto la sede della radio, e le sue ceneri saranno sparse nel fiume di Haiti, a dimostrazione che i sogni non muoiono mai, tramutandosi in coscienze vigili, pronte a raccogliere la sfida per un futuro democratico, e questo che ci ha insegnato Jean Dominique. Un documentario di grand'efficacia storica, che conferma l'enorme talento di Jonathan Demme. Un film da recuperare subito.
Voto
8