Delle due mostre italiane dedicate all’arte di Andy Warhol fra pochi giorni ne resterà solo una: quella milanese organizzata dal
24 ottobre al 9 marzo al
Palazzo Reale, in Piazza Duomo 12, con le opere del maestro della pop art selezionate dalla Brant Foundation. Ultimi giorni di apertura per la mostra
Andy Warhol. Una storia americana, curata da Walter Guadagnini e Claudia Zevi, ospitata da BLU | Palazzo d’arte e cultura di Pisa. L’esposizione, che si chiuderà domenica 9 febbraio, è stata giustamente premiata da un grande successo di pubblico, superando la soglia degli 80.000 visitatori, che hanno apprezzato le 230 opere che costruiscono il progetto, realizzato in esclusiva per Pisa, grazie alla collaborazione con
l’Andy
Warhol Museum di Pittsburgh, che custodisce una larga parte dl suo lascito e al supporto di alcune storiche collezioni, come quelle delle gallerie Sonnabend, Feldman, Goodmann di New York, di musei europei come il Museo d’arte moderna e contemporanea Berardo di Lisbona, il Museo d’arte moderna di Nizza, l’Albertina e il Mumok di Vienna, oltre ad alcuni capolavori da raccolte pubbliche e private italiane, come la Collezione Lucio Amelio o la Collezione Unicredit.
Il percorso ha acceso i fari sui temi che hanno fatto di Warhol la più emblematica icona del mutamento storico e culturale della seconda metà del Novecento, periodo che ha spostato la centralità dell’arte
dall’Europa agli Stati Uniti, attraverso opere quali i Brillo Box, o le Campbell Soup - per la rivoluzione della Pop Art - le grandi tele dedicate ai Most Wanted Men e alle Electric Chair - a sottolineare l’incubo della violenza che lo colpirà drammaticamente - i ritratti di Marylin Monroe, Liz Taylor, ma anche di Mao e Richard Nixon - per trasformare l’immagine in icona universale eterna, con l’approdo a una ricerca più dentro l’arte e la storia della pittura con esiti vicini all’astrazione. In a mostra anche alcune tele di grande formato come Miths Dollar, Skull, i rarissimi portfolio dedicati a Marylin Monroe e alle zuppe Campbell, e ad alcune serie che hanno reso più immediata la sua evoluzione stilistica, a partire dalla fotografia poi al disegno e infine all’opera su tela, come nel caso di
Knives (coltelli), divenuto ancora più nota
negli ultimi anni come immagine di copertina di Gomorra, il libro di Roberto Saviano venduto in milioni di copie.
La
mostra milanese, che, come dicevamo, è
visitabile fino al 9 marzo al Palazzo
Reale parte dai primi disegni del
Warhol illustratore per finire con le spettacolari Ultime Cene e gli
autoritratti passando attraverso le opere più iconiche come le Electric Chairs, il grande ritratto di Mao, i fiori e uno dei più famosi capolavori di Warhol, Blue Shot Marilyn, il ritratto della famosa attrice Americana con in mezzo agli occhi il
segno restaurato di un dei colpi di pistola esploso da un’amica dell’artista nel 1964, che Brant avrebbe poi acquistato per 5000 dollari nel 1967 con i proventi di un piccolo investimento. Attraverso capolavori e opere altrettanto sorprendenti ma meno conosciute, come
una serie di Polaroid mai viste prima in Europa, la mostra della Brant Foundation non racconta semplicemente il Warhol star
del mondo dell’arte e del mercato ma anche il Warhol intimo, l’amico, l’uomo.
Dopo Pisa, la rassegna si trasferirà, dal 3 marzo al 28 maggio 2014, in uno dei più importanti musei della Finlandia, il
Sara Hildén Art Museum.
Voto
8