"La fotografia é violenta: non perché mostra delle violenze, ma perché ogni volta riempie di forza la vista, e perché in essa niente può sottrarsi..."
La citazione di Roland Barthes scelta da Stefano Pacini per aprire il suo nuovo sito web www.stefanopacini.it rende a meraviglia l'idea di cosa è la fotografia per questo artista che è protagonista alla decima edizione del Toscana Foto Festival. La manifestazione si svolge a Massa Marittima dal 7 luglio al 18 agosto 2002. E per l'occasione Stefano propone la mostra "Sliding doors - Frammenti dell'Italia che scorre 1975-2001", un reportage emozionale, un viaggio, anzi più viaggi nel tempo e nello spazio dedicati all'Italia dell'ultimo quarto di secolo. Senza tanti vincoli storici o geografici. Ma con l'idea di fermare i gesti il modo di fare, i contenuti, non solo quelli esteriori di una data situazione, di un dato luogo, di un periodo. Ogni scatto evoca attimi emozionali, situazioni, riflessioni che restano scolpite nella pellicola a testimoniare atteggiamenti, fatti che ci sono fluiti addosso, senza lasciare traccia apparente. Sì, perché l'Italia in questi 25 anni è cambiata molto più di quanto si creda. E' cambiata nelle campagne, come nelle città, magari con ritmi diversi, ma sempre con sorprendete intensità. Nei bianchi e neri, nella scelta dei contrasti, nelle tecniche fotografiche di Pacini si specchiano insomma i mutamenti della società, ricordandoci che spesso non sono riconducibili a eventi clamorosi, ma a un movimento continuo una variazione costante del gusto, delle opportunità lavorative, che Stefano ha voluto sintetizzare con la definizione "Sliding doors": uno sdrucciolamento impercettibile, che da 1975 ci ha portato al 2002 in un soffio. Ovviamente, quello che è sfuggito alla nostra memoria, è invece lampante nelle foto di Pacini (anche quelle non legate a questa mostra), che con questa mostra ci riporta alla mente ricordi che non ci siamo nemmeno accorti di avere perduto. "Quando iniziai a fotografare quasi trent'anni fa le strade provinciali erano in buona parte bianche, molti poderi di campagna non avevano elettricità e telefono - spiega Stefano a proposito della sua mostra - Eppure in queste foto non c'è solamente l'enorme cambiamento superficiale prodottosi, ma anche il permanere profondo di tante Italie minori e tenaci ancorate ad un codice genetico culturale secolare, che poi credo siano il precario collante che tiene insieme e fa unico nelle sue grandezze e miserie il nostro paese...".
Voto
8