Era il 1956 quando Salvatore Mangione, in arte Salvo,
si trasferisce a Torino con tutta la famiglia, abbandonando la natia Sicilia,
regione che tornerà tematicamente e alternativamente nelle opere dell’artista. Sei anni dopo,
manifestando un precoce interesse per l’arte, Salvo visita l’importante mostra
dedicata a Francis Bacon presso la Galleria d’Arte Moderna e, nell’estate del 1963, all’età di
soli sedici anni, partecipa alla 121° Esposizione della Società Promotrice di
Belle Arti di Torino con un disegno da Leonardo, raffigurante uno studio di una
testa di vecchio. Da questo momento dipinge e vende ritratti, copie di opere di
Rembrandt e di van Gogh e lavori ispirati agli artisti più disparati da Chagall
a Fontana.
E’ questo l’inizio della brillante carriera di un giovane artista che,
negli anni in cui le tendenze artistiche dominanti erano quelle dell’Arte
Povera e dell’Arte Concettuale, compie una scelta coraggiosa: ritornare alla
pittura partendo dalle sale del museo per ritornare al museo. Quindi, non
soltanto neon modellati e trasformati in frasi o domande retoriche, cartoni ondulati, tronchi d’albero lavorati nella
forma essenziale, fascine e quant’altro fosse quotidiano e “povero”, ma tele e
pennelli, forme e colori, generi artistici tradizionali e generi abbandonati
“nel cestino della spazzatura”.
Prima di arrivare alla pittura, Salvo
passa attraverso un fare artistico concettuale estremamente personale e
riconoscibile, come documenta la mostra monografica allestita alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
di Torino e curata dal Direttore del Museo Pier Giovanni Castagnoli, che
ripercorre le tappe fondamentali della carriera dell’artista dagli esordi ad
oggi.
Ben conoscendo i meccanismi del mercato dell’arte, Salvo parte da
un’autocelebrazione e da un’autostoricizzazione costruendosi, anticipatamente, una personale mitografia attraverso la
realizzazione di lapidi in marmo su cui incide frasi sentenziose quali “Io sono
il migliore”, “Salvo è vivo”, “Amare me” o inserendo il proprio nome a
conclusione di una lista di illustri uomini della storia antica e moderna. Di questo
percorso, che sottende una forte carica narcisistica e autoironica, fa
parte la serie degli autoritratti fotografici in cui l’artista si rappresenta
nella forma di Cristo benedicente (Benedizione di Lucerna, 1970 –’75) per
esplicitare il ruolo demiurgico dell’artista e la coincidenza di questi con la
propria opera. Antecedente dell’uso del mezzo fotografico è la serie dei 12
autoritratti del 1969, esposti per la prima volta l’anno successivo alla nota Galleria Sperone di Torino, in cui
l’artista si rappresenta alternativamente in veste di operaio, di guerrigliero,
di barista, di soldato americano, di ballerino, ecc… ad indicare la condizione
comune dell’essere sociale “uno, nessuno e centomila”.
Proseguendo nel suo percorso progettuale ed ordinatore di arte agita,
meditata e scandita nel tempo, Salvo realizza
la serie “Tricolore”, ovvero superfici su cui dipinge, tesse o scrive con il
neon il proprio nome in bianco, rosso e verde a voler sottendere la totale
identificazione della propria arte con la storia artistica nazionale in una
forma di orgoglio nazionalistico. L’iniziale rapporto nominale con il passato
diventa esplicito con la serie dei d’apres, vale a dire opere pittoriche
ispirate a dipinti antichi di Raffaello, Carpaccio, Pollaiolo, Cosmè Tura, El
Greco, Paolo Uccello, ecc…in cui Salvo interviene con vistose sottrazioni o con
colori decisamente diversi dall’originale giungendo, così, a realizzare dei
lavori “simili non identici”. Si spiega quindi il motivo per cui si vede un San
Giorgio con il volto dell’artista o un San Martino/ Salvo che divide il
mantello con il povero o uno spettacolare svolgimento ad imitazione di affresco
parietale di un Trionfo di San Giorgio del 1974 richiamante l’omonima opera di
Vittorio Carpaccio.
Tutta la produzione pittorica di Salvo, da questo momento in avanti, è
una volontaria, consapevole e selezionata citazione di stili compositivi e tematici
di artisti del passato e di movimenti artistici del Novecento, quali il
Futurismo e la pittura Metafisica. Citazioni e richiami che, ogni volta,
vengono cristallizzati e assolutizzati in un organigramma ordinatore e in una
tavolozza cromatica tenue e tersa ( Autoritratto come San Martino, 1973; I
giganti fulminati da Giove, 1977; Apollo e Dafne, 1978; …) o psichedelica e
roboante ( cicli dedicati a: Rovine, 1978
– ’79; Bar, 1981; Fabbriche 1987; Interni con funzioni straordinarie, 1990; Stazioni,
1992; Città, 2004, ecc…) incontrovertibilmente nello stile del Pictor optimus
Salvo.
Info. “Salvo”, mostra a cura di Pier Giovanni Castagnoli.
Catalogo edito per i tipi della GAM.
SEDE: GAM, via Magenta n. 31 – Torino – Tel. 011/4429518.
Info per visite guidate 011/4429546, per gruppi e scuole 011/4429546.
ORARI:
dal martedì alla domenica 10 – 18, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora
prima.
PREZZI:
intero 7,50 €; ridotto 6,00 €; gratuito il primo martedì del mese
Dal
23 marzo al 1 luglio 2007.
Voto
8