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  20/04/2024 - 17:32

 

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Scanner - arte
 


Luca Alinari
Scanner intervista il maestro fiorentino
Un pittore che, con aria divertita e pungente, vive la vita e l’arte
Fino al 30 giugno 2011 la mostra Fisico e Onirico è allestita nelle sale del Golden View Open Bar, in Via de Bardi 58 r a Firenze

 




                     di Giovanni Ballerini


Intervista a Luca Alinari, 2011
Presentazione mostre Fisico e Onirico, Creazioni, 2011


Nato a Firenze il 27 ottobre 1943, Luca Alinari, che continua a vivere e lavorare sulle colline intorno a Firenze, è sicuramente tutt’oggi uno degli autori toscani più significativi e reattivi dell’arte contemporanea. Merito di una ricerca continua, di un gusto estroso e raffinato allo stesso tempo, di questo pittore che fin dalla sua prima mostra personale (nel 1969 a Firenze) rielabora e metabolizza paesaggi e figure, creando eleganti seducenti opere originali, con spunti che strizzano l’occhio all’illustrazione per l'infanzia e persino alla comunicazione pubblicitaria, ma che soprattutto riflettono quell’aria divertita e pungente con cui il maestro vive la vita e l’arte. Con sorprendente (e coinvolgente) verve.
Nato artisticamente in sintonia con il movimento Neodada e la post Pop Art, Alinari, che oggi si può considerate a pieno titolo un fine anticipatore della Transavanguardia, delle sperimentazioni neofigurative degli anni Novanta, ha sperimentato in questi anni le tecniche più diverse: dal disegno alla pittura, dalla decalcomania al collage,alle trasposizioni fotografiche.
La lucidità mentale di Alinari si specchia nella pulizia formale delle sue opere, che rimangono sempre sospese fra metafisica e poesia, fra gioco e riflessione. Anche (e soprattutto) quando colori fluorescenti, nuance a contrasto, sferzano di atmosfere fiabesche e giocose le sue creazioni, che realizza con mano leggera e controllata. E se le figure femminili dipinte da questo sorridente e palpitante intellettuale del pennello (ma non solo) sembrano fluttuare nello spazio, i suoi paesaggi ci regalano prospettive impreviste, cromatismi caldi e contrastanti, in cui la materia emerge al pari del sogno.
Anche se l’immaginario artistico di Alinari continua ad alimentarsi delle urne dei forti, delle opere dei maestri che non smette mai di ammirare nei musei fiorentini, è come se i suo quadri, le sue creazioni sgorgassero direttamente da una dimensione parallela in cui l’universale brilla nel particolare. Lo dimostra anche l’azzeccata mostra Fisico e Onirico, che fino al 30 giugno 2011 è allestita nelle sale del Golden View Open Bar, in Via de Bardi 58 r a Firenze.

Maestro, da cosa parte per illuminare il suo particolare immaginario fiorentino?
“Difficile dirlo, ma particolare e fiorentino mi sembrano due aggettivi che mi piacciono e che funzionano”

C’è sempre tanta poesia nei suoi quadri …
“la poesia deve essere prima nella persona”.

Riesce a comunicarla perfettamente …
“Spero solo sia recepita da chi guarda i miei quadri”.

La scelta di colori come nasce?
“Momento per momento nella stessa opera. E’ un lavoro mentale. Non te ne accorgi, ma stai pensando a una velocità accelerata mentre dipingi. C’è un rapporto fra mente e mano immediato e continuo. E’ molto bello, ma puoi dipingere per due, tre ore di seguito al massimo. Poi ci si stanca. Succedeva anche quando ero giovane. E’ un lavoro impegnativo. Certe volte si realizza subito, altre ci vuole del tempo per trovare il bandolo del quadro, quindi riprovi. A volte te lo levi di torno e riprovi qualche mese dopo”.

Come sceglie i suoi soggetti?
“Mi picco di immortalare le cose che vedo veramente. Tanto quella che vedo è già talmente mentale che non importa impreziosirla nascondendola. Al contrario è un mentale, un concettuale visibile. Il mistero è nelle cose che si vedono, non in quelle che non si vedono”.

Quanto entra Firenze nei suoi quadri?
“Negli ultimi tempi parecchio. Nei primi da ragazzo, avevo anche l’influenza della scena internazionale, invecchiando invece mi sono sempre più appassionato alla pittura classica, soprattutto a quella fiorentina e toscana. Ai nostri grandi. E’ uno studio continuo. Non a caso ho anche un pass per gli Uffizi, che sono un po’ casa mia. Credo si veda questa passione. Non è una cosa voluta, ma appare inevitabilmente. Credo che ci può salvare solo questa attenzione ai maestri. Se si ignora la loro lezione siamo già fottuti in partenza. E infatti …”.

Voto 8 

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