Giardini Informali è la nuova rassegna
di arte contemporanea che, con cadenza biennale, si trasforma dal 5 giugno 2010
in un nuovo spazio dinamico, in un’esperienza visiva e sensoriale dove la
creatività e il verde si fondono per dare vita ad una versione non
convenzionale di arte ambientale. Un gruppo di artisti emergenti ha scelto un
ritaglio di verde sulle colline empolesi, un orto di simboli per contenere e
raccontare una variegata realtà frutticola e floreale en plein air.
La sede permanente della Biennale è
il garden del complesso edilizio Borgo San Giusto, recentemente riportato
in auge dalla famiglia Bini Moriani, proprietaria
storica degli oltre duecento ettari di terreno su cui sorge la struttura
turistica e la Villa padronale Il Terraio.
Stefano Breschi, Monica Cecchi, Andrea Nicita e Sarah Baker sono gli autori scelti, in accordo con la
direzione artistica del Borgo San Giusto, per scrivere un manifesto di arte
contemporanea in cui simili operazioni rappresentino la risposta, oltre che al
sentito bisogno di allargare il confronto artistico, soprattutto alla
necessità di recuperare un’autentica tradizione di salvaguardia
paesaggistica.
La non convenzionalità
dell’offerta culturale si esprime nell’aver scelto l’arte come
punto di partenza per un rispetto dell’ambiente in cui viviamo. Salvare
l’arte per salvare il territorio. Solo dopo aver risposto a questa
necessità verranno soddisfatti gli altri molteplici significati della land
art. Lo scenario allora si dilaterà, si plasmerà sulle forme che
in esso si innestano finendo così per comunicare prospettive sempre
diverse, per suggerire percezioni, emozioni che riconciliano il visitatore con
il verde circostante. L’ambiente non prende piede sull’opera ma si
combina con essa in un rapporto osmotico, di reciproco consiglio. Sulla scia delle varie realtà
in Toscana legate ai nomi di Spoerri, Metzler, Fuchs, anche in questo
caso, Elena e Francesca Bini Moriani, hanno maturato negli ultimi anni
l’idea di avviare un dialogo con il territorio che non fosse limitato
alla sola produzione vitivinicola.
“Con Giardini Informali ci siamo
ritrovate ad essere al contempo promotrici e spettatrici di un evento che era
nel cassetto da molto tempo – spiega Elena Bini Moriani -. Siamo giunte a questo traguardo con
l’entusiasmo di chi non solo realizza il sogno di valorizzare un
patrimonio privato attraverso iniziative culturali che coinvolgano il pubblico
e stimolino un’ulteriore riflessione sull’importanza della
qualità dell’ambiente, ma abbiamo la convinzione che questo
progetto artistico possa promuovere
la tipicità del proprio territorio”.
L’arte, dunque, diviene il
linguaggio nonché la carta d’identità di un luogo. Gli
artisti coinvolti sono stati chiamati a disegnare, ciascuno secondo il proprio
estro e il proprio punto di vista, il profilo del territorio come fosse un
ambiente da rimodellare e al quale assimilarsi. Così le quattro opere
seminate nel parco – L’Equilibrista di Andrea Nicita, Vuoti di
memoria di Monica Cecchi, Humanitas di Stefano
Breschi e La Farfalla di Sarah Baker - rappresentano la continua evoluzione
della natura che si presta a differenti teorizzazioni, conosce ulteriori canoni
estetici, diviene insomma un testo sul quale ogni autore può scrivere
nel rispetto degli elementi che la connotano ab
origine quali luce, clima, tipologia di vegetazione, morfologia. Il risultato
è un monumento corale formato da paesaggio e sculture site specific, una
dimensione privata e al contempo pubblica che trova per l’occasione
l’introduzione di un critico d’arte molto conosciuto e apprezzato
sia in Italia che all’estero, Maurizio Vanni, già curatore di
numerose mostre, di eventi culturali di livello internazionale, nonché
neo Direttore del Lu.C.C.A. Center of Contemporary
Art.
Nel 2012, Giardini Informali si
arricchirà delle creazioni di altri artisti emergenti come anche di
autori affermati nel panorama dell’arte contemporanea. Proprio in questi
giorni la direzione di Borgo San Giusto sta formando in via definitiva il
Comitato cui spetterà il compito di individuare di volta in volta una
rosa di artisti che si siano distinti particolarmente per il proprio impegno nella land art.
Voto
7 +