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  08/05/2024 - 19:36

 

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Riflessi cubani
Mostra fotografica di Giulio Di Meo
Una Cuba lontana dagli stereotipi
Fino al 16 gennaio 2006 alla Galleria dell’Immagine in Borgo Pinti a Firenze

 




                     di Giovanni Ballerini


Una Cuba lontana dagli stereotipi del sigaro di Fidel Castro, del basco con la stella del Che, del mojito di Hemingway e delle jineteros. Una Cuba più viva e più vera, quella raccontata da Giulio Di Meo, ventinovenne casertano, ma residente a Firenze dove studia e insegna Scienze Motorie, che da domenica 18, e fino al 16 gennaio, esporrà le proprie opere alla Galleria dell’Immagine in Borgo Pinti .

“Il motivo che mi spinge sempre più spesso a fotografare Cuba e il Sud America – afferma l’autore - è l’amore immenso che provo per quei popoli” . Per Di Meo la fotografia è prima di tutto un atto d’amore; condizione indispensabile per capire le cose, per dar loro un significato che vada oltre la semplice immagine. Giulio è un fotoreporter con occhi profondi, che lo spingono verso il reportage sociale, ha già all’attivo mostre analoghe su Serbia, Brasile e Perù, utilizzando scene di vita quotidiana per esemplificare, e al tempo stesso far riflettere sulle contraddizioni, in questo caso, dell’Isla Grande.

La fotografia come atto di denuncia in grado di sensibilizzare chi vive a migliaia di chilometri di distanza. “Ma una foto non deve dare risposte, non deve emettere sentenze, il suo compito è quello di stimolare domande e interrogativi”.

“Quelli” cubani sono la prima parte del progetto “Riflessi Antagonisti”, che comprende anche altri paesi sudamericani, come Brasile ed Ecuador. “Il titolo nasce dalla constatazione che la situazione sudamericana è la conseguenza, il riflesso, appunto, prima dei colonizzatori europei e successivamente delle politiche statunitensi”. Paesi con ampie zone al limite del sottosviluppo costantemente depredati delle proprie risorse naturali. “Ho deciso di iniziare il mio progetto da Cuba come luogo simbolo di un continente che ha sempre cercato di ribellarsi. La rivoluzione dei barbudos aveva sicuramente portato un’aria nuova di libertà, ma insieme alle cose positive sono ogni giorno più evidenti i limiti del regime castrista”.

Se il primo riflesso riguarda le conseguenze sulla popolazione dell’embargo, il secondo ha invece una concezione più interiore: “Ogni scatto non è la realtà, ma soltanto una sua rappresentazione, è il fotografo che dà la propria interpretazione attraverso l’obiettivo, fermando nel tempo un preciso e irripetibile momento storico”. Immagini che raccontano, descrivono senza esprimere giudizi, quelle di Di Meo, che non vogliono essere la Verità, ma più semplicemente una fetta di essa.

Infine il terzo e ultimo, il più semplice e diretto, quello delle foto: un bimbo riflesso da uno specchio rotto, una banca con la vetrina infranta, una bandierina che si ammira malinconica sulle onde del Malecon all’Avana

Info: “Riflessi cubani”, dal 18 dicembre al 16 gennaio, dal lunedì al sabato, orario 10-12, 16-19, Galleria dell’Immagine, Borgo Pinti 42/R,

Voto 7 

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