na guida rosso sangue o una lunga lingua di drago ci invita o ci accompagna all'interno della piccola chiesa manierista sconsacrata di S. Marta a Roma. Come un prezioso scrigno si apre il ristretto spazio per mostrarci il suo pregevole tesoro: la "Via Crucis" di Andres Serrano. E ancor più pregevole la rende il tempo: solo dieci giorni per poterla ammirare, dal 3 al 13 ottobre 2002.
Completamente dedito alla fotografia sin dai primi anni Ottanta, è grazie o a causa del Senatore Alphonse De Amato che, nel 1989, viene battezzato come "artista maledetto", per il suo mantenersi in ardito equilibrio fra il sacro ed il profano, il lecito e l'illecito.
Curata da Marianna Vecellio, la mostra, di grande impatto emotivo, vuole illustrare il lavoro complesso di un artista religioso e credente, che è stato messo in relazione con Caravaggio proprio per il suo voler rappresentare la realtà senza giudizio o presa di posizione, rappresentando la dignità dell'uomo al di là del suo stato sociale e attraverso la bellezza pura.
Otto sono i lavori scelti che segnano le tappe di questa moderna "Via Crucis", sei distribuiti lungo i due lati della chiesa e due nell'abside: fotografie di grande formato (101x152) lungo i lati ed una grande composizione a forma di croce greca sull'altare maggiore.
Illuminate dal basso, scelta che ancor di più contribuisce a creare un'inquietante e al contempo suggestiva ed affascinante atmosfera, il percorso inizia con "Giada" (1996), o novella Maddalena, trova il suo punto focale nella composizione absidale a croce con "Il ratto delle Sabine" (1990), nel braccio verticale scomposto in tre riquadri - personale omaggio dell'artista alla Capitale-, e "Circle of blood" (1987), nel braccio orizzontale scomposto in due. Si conclude con "Mother and child" (1994), o novella Vergine che allatta il Bambino: unico ritratto in cui lo sguardo della donna è rivolto verso noi, deciso e fermo, forte e fiero.
Così, in modo semplice, Andres Serrano riesce a mettere lo spettatore di fronte alla propria realtà di peccatore che, per raggiungere uno stato di grazia, deve ripartire solamente da se stesso.
Nessun altro luogo che la piccola chiesa si rivela quindi più adatta ad accogliere l'opera dell'artista newyorkese e a crear l'attrito fra presente e passato, fra storia e futuro.