E’ un album azzeccato e ispirato questo sesto cd solistico di Giovanni
Allevi, prodotto da Bizart e distribuito da Sony Music. Il compositore e pianista ascolano l’ha registrato in 10 giorni all'Auditorium Stelio Molo della Radio Svizzera Italiana a Lugano. Il risultato sono 11 brani per tutti i gusti ("Secret love", "Tokyo station", "Close to me", "Giochi 'acqua", "Clavifusion", "Memory", "Abbracciami", "Helena", "Joli", "L.A. lullaby", "Sonata in Mib maggiore"), pezzi dolci, impetuosi e passionali, che svelano la consapevolezza di un compositore che rimane consapevolmente fuori dagli schemi. Alcuni nuovi pezzi sono sorretti da leggerezza
e immediatezza, altri che esprimono una maggiore ricerca musicale. Atmosfere morbide e rilassanti fanno da sfondo a “Secret love” e l’affascinante "L.A. lullaby", momenti ritmici quasi percussivi, come l’incalzante “Joli”, episodi brevi e sonate più estese, come l’azzeccata “Tokyo station”, che dura 15 minuti. Quando ne parla Giovanni sembra un fiume in piena:
“Tokyo station è il travolgente brano costruito su una sonata. E’ più dilatato. E per me ha un grande significato: ho avuto grazie
all’affetto dei miei fan la possibilità di potermi esprimere in grande libertà.
10 anni fa non sarebbe stato possibile inserire all’interno di un album un brano che è completamente al di fuori da qualunque standard di tipo discografico, invece oggi posso permettermelo. Questo significa il cosiddetto successo, che è una cosa che a me non piace, se non perché ti permette di esprimerti in totale libertà. E’ una sonata tritematica bipartita: tre temi divisi in due parti. Prendere una colonna classica in cui sono inseriti dentro
dei contenuti, coma la ritmica, il pop o certi riverberi del jazz è una cosa ovvia, quello che i grandi compositori hanno sempre fatto:
se ascolto La sinfonia dal nuovo mondo sento la forma della sinfonia, ma all’interno degli elementi presi dalla tradizionale americana, se ascolto le mazurke
di Chopin , oltre alla mazurca ci sono elementi della tradizione popolare
polacca. Non capisco perché deve essere così complicato questo concetto che tanto ha fatto storcere il naso al modo accademico. Io vado avanti, il coraggio me lo danno gli applausi del mio pubblico, il fatto che la mia idea venga recepita con grande naturalezza dalla gente”.
“Alien” è disponibile anche in edizione deluxe, uno speciale package che vanta anche un libro fotografico di 32 pagine (foto scattate dallo stesso Allevi, che aggiungono al
progetto un altro punto di vista creativo e intimo di Giovanni) e un brano
esclusivo “Notturno Op.27 n°2 in Reb maggiore di
Fryderyk Franciszek Chopin”, in cui Giovanni Allevi rende omaggio al poeta del pianoforte, nell’anno del bicentenario della nascita
del compositore polacco. In attesa che il l’Alien World Tour faccia tappa in
Italia (Il 19 febbraio 2011 è il
Palalottomatica di Roma a ospitare la prima italiana della tournée di Giovanni Allevi che darà il via ad una lunga serie di concerti nei principali teatri italiani e internazionali). Giovanni spiega come mai ha chiamato così l’album: “L’ho chiamato “Alien” per tanti motivi. Uno è intimo e personale: quando la musica viene a trovarmi, gira nella mia testa, mi regala delle emozioni fortissime, come fosse una sostanza stupefacente. In quel momento mi abbandono a queste emozioni e dimentico persino chi sono, chi sono stato. E come fossi un bambino, ho l’impressione di vedere le cose per la prima volta, come fossi un alieno. Mi sono accorto che questa commistione viene condivisa da molte persone che ascoltano
la mia musica: un alieno circondato da alieni. Non un alieno che sfugge la realtà, che va in un mondo parallelo: è un alieno che si immerge nel reale, ma che ne scopre l’incanto,
nonostante l’apparente desolazione che mi circonda”.
Voto
8
|
|
|