"La sofferenza non ha significato. Occorre amarla nella sua assenza di senso altrimenti non si ama Dio. Il linguaggio è impotente a esprimere il sentimento della vita, la sfera dell'ombra, l'utopia poetica di ciò che è troppo enorme, troppo commovente".
Sul sussidiario, come lo chiama Marco Paolini, delle scuole elementari, io mi ricordo perfettamente, di una pagina dedicata alla tragedia del Vajont. C'era una poesia in onore delle vittime e un disegnetto della diga o forse era una montagna.
Le disgrazie.........
Vajont è un nome che ti rimane impresso, ha un bel suono chic, sembra francese....in ladino Vajont significa andare giù........
Lì, in quella valle veneta stretta di montagna il 9 ottobre 1963 alle 22.39, ora locale, è andato tutto giù.
Sono andati giù, per sempre, più di duemila persone e come dice ancora Marco Paolini nel suo spettacolo, nella sua "orazione civile", il giorno dopo era un alba livida.
Che cosa vuol dire alba livida, si chiede perplesso Paolini e lo chiede al suo pubblico e in questo caso l'aggettivo possessivo è veramente appropriato, che cosa vuol dire alba livida in un paese come il nostro nel quale il processo civile deve ancora essere concluso, che cosa vuol dire alba livida per tutti quei poveri cristi la mattina dopo il Vajont o l'alluvione di Firenze o quella del Piemonte o i terremotati del Belice o quelli di Assisi o i parenti degli undici morti il 31 ottobre scorso, nella camera iperbarica della Clinica Galeazzi di Milano.
Le disgrazie........ e dimenticavo Ustica.
Marco Paolini è intelligente, ti fa sorridere, ti cattura, tiene il ritmo, ti incalza con i dati, i nomi, le perizie, i carotaggi e le tipologie della roccia, i nomi buffi e gli scherzi atroci del destino.
Paolini è veneto, lo capisci da come parla, lo capisci perché ti racconta delle sue estati da bambino sul treno delle vacanze per andare in montagna e gli brillano gli occhi. Sempre le stesse fermate fino a diciotto anni e alla fine, in fondo alla valle, Longarone. Povero Longarone, povero Longaron, povero Longaron come diceva la sua mamma, portato via in quattro minuti da un onda di acqua e terra e fango alta come un palazzo di cento piani.
Un apocalisse, le disgrazie.......
Paolini è un attore, è un tribuno, un oratore che ti esorta al dubbio, alla critica, alla riflessione. Voi cittadini, voi popolo italiano, voi spettatori di un orazione civile, cercate sempre di capire, di discernere e poi si può anche sbagliare, ma quello fa parte delle disgrazie........
Voto
9
|
 |
|