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  25/04/2024 - 07:03

 

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Fino all'ultimo sguardo
Studio per un ritratto messicano di Tina Modotti
Pagine tratte dal romanzo biografico Tina di Pino Cacucci, drammaturgia e regia Nicola Zavagli, canzoni originali Chiara Riondino, Scene e Luci Fabio De Pasquale, con Beatrice Visibelli e Chiara Riondino
Prima Assoluta il 12 e 13 gennaio 2007 al Teatro Manzoni di Calenzano

 




                     di Giovanni Ballerini


Il teatro di narrazione è una realtà, un autentico salvagente per la drammaturgia italiana dei nostri giorni, sempre più strangolata fra mancanza di fondi e mancanza di idee. Ma non sempre questa narrazione è coinvolgente, davvero intrigante: le favole ce le leggevano da piccoli e il teatro di denuncia, fatto tanto per farlo, è sicuramente demodè. Per fortuna anche in questo versante, popolato di mostri sacri e grandi narratori come Dario Fo, Paolini, Vacis, Baliani, Celestini, Curino, Enia, si muove ultimamente qualcosa di nuovo. E, anche giovani compagnie iniziano a dire la loro, con quel pizzico di freschezza in più che rende la narrazione ancora più fruibile e affascinante, ma soprattutto condivisibile.

E’ il caso della Compagnia Teatri d'Imbarco che, con lo spettacolo Fino all'ultimo sguardo, Studio per un ritratto messicano di Tina Modotti, ha confermato che si può realizzare un ritratto impegnato, frizzante e sferzante, senza strizzate nemmeno per un attimo l’occhio all’ovvio imperante, alle barricate del tempo che fu. La piece presentata in prima assoluta il 12 e 13 gennaio 2007 al Teatro Manzoni di Calenzano, in occasione della XV edizione del Festival nazionale sulla drammaturgia contemporanea delle donne Autrici a Confronto, ha infatti il pregio della semplicità e dell’efficacia. Come se Nicola Zavagli, alle prese con pagine tratte dal romanzo biografico Tina di Pino Cacucci (Feltrinelli editore) avesse scelto la sottrazione, la forza dell’essenziale per realizzare la drammaturgia e la regia. Sulla stessa linea le scene e le luci di Fabio De Pasquale, ma in particolare, su questa asciuttezza si specchiano ottimamente le due protagoniste: Chiara Riondino (con la sua chitarra a tracolla) e Beatrice Visibelli. Una coppia azzeccata e ben assortita, che in scena, senza mai sovrapporsi, dà vita alle varie anime della Modotti.

La narrazione a 2 svela in un racconto che sgorga libero, fluente, i sentimenti e le avventure di una bella donna alle prese con il suo tempo, condivide con il pubblico pensieri e dubbi di una grande attivista politica e grande fotografa che ha iniziato la sua esistenza a Udine nel 1896 per concluderla a Città del Messico nel 1942. La storia della Modotti e nota e spesso (anche a ragione) mitizzata, per cui ci potevano essere dei dubbi su una nuova messa in scena. E invece una Riondino ispirata, con le sue canzoni originali o con sapienti citazioni di brani più o meno d’epoca, dà luce al talento creativo di Tina, mentre la Visibelli scava nei sentimenti, Chiara crea con chitarra e voce l’atmosfera che cambia e Beatrice descrive la società. Il racconto va avanti per un ora, in uno scambio di testimone continuo e soffice, senza spigolature.

La storia di per sé è di certo intrigante: la Modotti era partita a 17 anni dall’Italia, su un piroscafo per la California. Poi come protagonista a Hollywood, la Mecca del cinema, dove questa bellezza esotica italiana divide la scena con le star, con Rodolfo Valentino. Il successo e la voglia di andare oltre la frontiera del tempo, di irrompere nel Messico dei fermenti post-rivoluzionari. Con una gran voglia di vivere e di cambiare il mondo, di battersi per i diseredati. Il Messico per Tina è anche la scoperta della fotografia. Poi la Storia volta pagina. E Tina viene accusata falsamente di aver attentato al Presidente. E dal Messico viene espulsa. Ed eccola ancora su una nave, con una valigia carica d’amore, di sogni e rivoluzione. E’ diretta in Europa. E le foto di Tina proiettate sulla scena raccontano un’altra storia, quella degli ideali e delle passioni autentiche. Non era facile fare uno spettacolo su questo, senza cadere nella celebrazione e invece questa intuizione di teatro-canzone, nella sua perfetta asciuttezza, regge a meraviglia la scena. Con i ritmi giusti e tante suggestioni.

Voto 8 

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