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La Fura Dels Baus
Metamorfosis,
Direzione di scena e drammaturgia Àlex Ollé e Javier Daulte, Video Franc Aleu, Emmanuel Carlier, scenografia Roland Olbeter, costumi Catou Verdier, musiche Josep Sanou, luci Pere Capell, Javier Daulte, Àlex Ollé, attori Ruben Ametllé, Angelina Llongueras, Artur Trias, Sara Rosa Losilla, Isak Férriz
Dal 14 al 16 febbraio 2006 al Teatro Saschall di Firenze e in altre 24 città fino al 19 marzo 2006

 




                     di Giovanni Ballerini


Fura Dels Baus - Boris Godunov, 2009
Fura Dels Baus - presentazione Boris Godunov, 2009
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Fura Dels Baus - tour italiano 2006
Fura Dels Baus - Metamorfosis, 2006
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Fura Dels Baus - ON Naumon. Il viaggio, nel 2002 a Firenze, Capodanno 2003/2004 a Genova
Fura Dels Baus - a Firenze, 2002 - recensione
Fura Dels Baus - La Divina Commedia, 2002
Fura Dels Baus - Manes, 1998


Impegnata in un continuo processo evolutivo, in un continuo divenire, la Fura Dels Baus ha sorpreso costantemente pubblico e critica fin dalla sua creazione nel 1979, ma è indubbio che c’è grande attenzione e curiosità per questa ennesima mutazione della compagnia catalana, che in questo tour italiano 2006 è più vicina al testo, che alla performance. Pur senza rinunciare alla contaminazione con il digitale, la FURA con Metamorfosis di intraprendere il cammino inverso che va dalla tecnologia alla parola, nella ferma convinzione che oggi la parola abbia maggiori possibilità comunicative come grande vettore di mille emozioni ed immagini.

E’ questa la tesi del regista Àlex Ollé (che, insieme a Miki Espuma, Pep Gatell, Jürgen Müller, Carlös Padrissa e Pera Tantina è uno dei Direttori Artistici de La Fura dels Baus), per cui “La Metamorfosi” di Kafka diventa il punto di partenza per analizzare le ansie dell'uomo del XXI secolo e la nostra paura della solitudine. Nella trasposizione teatrale vengono usate parti del testo originale di Kafka, nella traduzione fatta da Jorge Luis Borges/a>, alle quali è stata aggiunta una serie di nuovi testi scritti in collaborazione con il drammaturgo Javier Daulte, che ha permesso di rendere teatrale un testo che nasce originariamente come puramente narrativo. I video realizzati da Frank Aleu ed Emmanuel Carlier, sono i protagonisti di alcuni momenti cruciali dell’opera e portano il racconto in una dimensione impossibile da rappresentare sulla scena perché svolta in chiave iperrealistica o fantastica. Si creerà un’atmosfera irreale, attraverso proiezioni sullo schermo e sul cubo, tesa ad avvicinare il pubblico all’immaginario kafkiano. Per trasmettere l’idea del mescolamento tra realtà e sogno, in Metamorfosis vengono combinate immagini reali e manipolate attraverso un processo di post produzione.

La scenografia è costituita da un grande cubo trasparente (4 x 4 m), uno schermo (approssimativamente 10 x 6 m) e un tavolo. Questi tre elementi sono soggetti ad una trasformazione continua. Anche lo spazio è legato al concetto di metamorfosi, è un protagonista ulteriore dell’opera, uno spazio che vive di vita propria ed è, per tanto, in termini drammaturgici, moltiplicatore di senso. Il cubo trasparente ha un grande significato. È una metafora dello stato del protagonista. Da un lato, costituisce uno spazio chiuso, claustrofobico, in cui abita Gregor, il suo mondo interiore e il suo spazio vitale. Dall’altro, rappresenta una protezione dall’esterno, la corazza dell’insetto (duro fuori e debole dentro). È una teca, il contenitore trasparente dove vive un insetto osservato al microscopio. Il cubo, integrato nella scena, permette un gioco simbolico tra quello che accade all’interno e quello che accade all’esterno dello stesso: la realtà e il sogno, la vita e i pensieri… Nello stesso tempo, arricchisce l’azione, permettendo ai diversi personaggi di essere dentro o fuori dal cubo, in base a quello che sta succedendo nella storia. La FURA ha voluto che il cubo rappresentasse una sorta di palco all’interno del palco. Costruito con materiali che permettono all’attore che interpreta Gregor Samsa di muoversi ad ogni livello dello spazio. Il cubo è in grado infatti di spostarsi sul palco mantenendo una relazione costante con il grande schermo, che, nella proposta scenografica di Ronald Olveter, svolge un ruolo da protagonista e può muoversi dal proscenio fino quasi al bordo del palcoscenico, creando spazi e realtà diversi. Nella posizione più avanzata trasforma il teatro in una sala cinematografica. Infine, il tavolo rappresenta l’abitazione della famiglia, il suo spazio vitale rispetto al grande cubo in cui si è rinchiuso Gregor. Un tavolo smontabile in quattro sottotavoli che simboleggiano lo smembramento della famiglia di fronte alla tragedia.

La musica, in Metamorfosis, è a cura di Josep Sanou ed è concepita come una colonna sonora costituita da tre elementi. Quello strettamente musicale, che crea atmosfere attraverso suoni e composizioni originali, la sonorizzazione dei video e l’amplificazione e la gestione del suono in diretta.

Voto 8 

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