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Crisalide XVII
Performing arts festival
Winter Years
A Forlì dal 1 al 9 maggio 2010 (dal 1° al 6 maggio la residenza della compagnia londinese Simon Vincenzi. Dal 7 al 9 maggio gli spettacoli)

 




                     di Giovanni Ballerini


Questa nuova edizione, la XVII di Crisalide performing arts, apre le traiettorie artistiche e teoriche alla complessità dei nuovi anni d’inverno. Il festival che si svolge a Forlì Dall’1 al 9 maggio 2010 (dal 1° al 6 maggio la residenza della compagnia londinese Simon Vincenzi. Dal 7 al 9 maggio gli spettacoli) è dedicata ai Winter Years, anni da guardare con quella sensazione generale di desperate optimism di cui parla Felix Guattari in Les années d’hiver, raccolta di articoli pubblicati tra la fine del ‘70 e l’inizio degli anni ’80.
In questa direzione, Crisalide diventa uno spazio di osservazione e progettazione del divenire artistico muovendo il suo interesse verso artisti capaci di designare, attraverso i loro lavori, uno spazio critico nel quale è rintracciabile l’espressione di una figura universale della coscienza minoritaria, intesa come divenire di tutti, nella lingua, nell’immagine, nel suono, nel corpo. Con la stessa intensità di intenti, si innesta la presenza di critici, pensatori e filosofi che confermano un orientamento teso ad attivare non tanto una riflessione sull’arte, piuttosto un’attenzione alla riflessione dell’arte, ovvero a come le forme artistiche riescano a pensare, con modi e mezzi propri, il loro fare. La cornice dentro la quale si inscrivono le scelte del direttore artistico, Lorenzo Bazzocchi, coadiuvato dalla consulenza di Piersandra Di Matteo, disegna universi scenici immaginifici e concettuali, in cui la materia teatrale cessa d’essere rappresentazione per divenire processualità.
La performance di Simon Vincenzi apre il festival venerdì 7 maggio 2010 alle ore 21 negli spazi dell’ex-Filanda. Nuova ed esclusiva tappa in progress del progetto Operation Infinity, avviato nel 2007 e ancora in corso di sviluppo, LUXURIANT Within The Reign of Anticipation è una coreografia perpetua di caos, allucinazione e profezia. LUXURIANT attiva un immaginario fuori controllo in cui gli accadimenti d’improvviso possono tradire lo schema iniziale e diventare equivoci, mettendo in crisi i differenti livelli di simulazione/dissimulazione, reale/fittizio del proprium teatrale. Portando alle estreme conseguenze l’idea di un teatro d’intrattenimento, si genera un paesaggio scenico senza confini precisi, luogo del pericolo e dell’assedio a distanza, arma di controllo che incorpora le devianze del potenziale spettacolare. Imperniato su un ouroboros recording soundscape, il loop gestuale convulso dei performer getta l’accadimento in uno spazio di inquietudine: un teatro-delirio in cui ogni eccesso percettivo diviene norma.
Già presenti al festival MONDO 2009 con lo spettacolo Comfort e a Crisalide XVI con il primo studio di speak spanish, la formazione mk torna a Forlì con una seconda fase di creazione, (alle 22,30 alla Fabbrica delle Candele) Speak spanish, idealmente ispirato a Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne e a Il mondo dentro il capitale di Peter Sloterdijk. Questo lavoro è il catalogo di una serie di danze locali esibite in un ristorante per turisti di un luogo qualsiasi del pianeta. In questo sistema coreografico dinamico e globalizzato, danzare coincide con l’attitudine di chi si lancia a parlare una lingua straniera per un tempo considerevole. La coreografia, fatta di folklore hawayano e pose da concerto rock, è scandita dal dialogo del sì/no, un colloquio tra due corpi che mira costantemente a bloccare o ad approvare gli impulsi facendo di questo spettacolo un laboratorio fecondo sulla nascita del movimento. Dopo lo spettacolo Simon Vincenzi e Michele di Stefano di mk s’incontrano per la prima volta in un dialogo-performance a cura di Piersandra Di Matteo.
La seconda giornata, sabato 8, ospita la danzatrice e coreografa Cristina Rizzo. Già presente in residenza a Crisalide ‘08 e ‘09 rispettivamente con jungle-in e Walkie-Talkie, torna all’ex-Filanda alle 21 con DANCE n°3, l’esito spettacolare di uno studio durato più di due anni nei maggiori centri di ricerca coreografica europei. Il percorso testimonia lo spostamento continuo da uno stato all’altro di una possibile scrittura-lettura del corpo. Dopo aver elaborato, in collaborazione con Lucia Amara, una partitura coreografica composta da una costellazione di premesse e immagini, questo universo aperto e problematico è divenuto oggetto di transito per tre coreografi di diverso orientamento estetico – Eszter Salamon, Michele Di Stefano, Matteo Levaggi – che lo hanno tradotto nei tre soli di DANCE n°3, interpretati dalla stessa Cristina Rizzo.
Florinda Cambria, docente di Filosofia ed epistemologia della complessità, alle 22,30 alla Fabbrica delle Candele conduce una conferenza: ”E’ possibile pensare il minoritario nel senso di ciò che anela alla pienezza, - afferma la filosofa - ciò che esperisce la mancanza (il di meno) e su questo esperire costruisce inediti orientamenti d'azione? Forse questo esperire è il segreto di ogni vivente ricerca, di ogni vera filo-sofia (la filosofia, si sa, nasce proprio dal sapere di non sapere, dalla consapevolezza di una mancanza fondamentale). I luoghi della minorità, in ogni forma declinata, potrebbero allora incubare oggi i filosofi del domani, forti di una mancanza dimenticata nelle aree satolle del nostro pianeta”
Punto di slittamento tra l’investigazione coreografica e quella sonico-corporea è La macchina di kafka (ore 23,30 ex-Filanda) di masque teatro, luogo in cui si esercitano potenze sonore, impatti acustici e acufeni della memoria. Debitori al concetto di minorazione elaborato da Gilles Deleuze, così come a quello di divenire, masque dà forma a un’intelaiatura performativa generata decostruendo masse sonore attraverso il lavoro oscuro di tre macchine e una performer. Da una parte l’arpa, lo strumento martoriato, il pianoforte sventrato, dall’altra il disklavier, potente automa e lettore di note. Al centro il performer, traduttore organico, si fa trans-latore del suono che vive per se stesso, come forma autonoma al di là delle limitazioni imposte dall’umana melodia ed armonia. Il suono, generato dalla macchina disklavier-donna, diviene massa sonora, puri glissandi di intensità e frequenze che definiscono la natura stessa della figura che li ha generati.
Chiude la serata di sabato alle 24 la performer e sound artist svizzera, Franziska Lantz aka Saydance che, con la performance acustica TreeWoodTree, all’ex-Filanda, crea partiture di dance-music e, attraverso maschere di cartone, suggerisce, nasconde e configura identità in divenire. In simultanea, mixa le tracce sonore a film e video esistenti per generare risonanze fisiologiche e intellettuali nello spettatore. Il lavoro di Franciska prende le mosse dall’elaborazione live di materiali di riuso, suoni trovati e testi già trasmessi, in linea con la ricerca che l’artista sviluppa in DriftShift, settimanale programma radiofonico di Art Radio Station a Londra.
Terza giornata. Un punto centrale della diciassettesima edizione di Crisalide, come di quelle passate, è la connessione tra la dimensione artistica e l’elaborazione teorica che da essa si produce. In questa direzione, cuore pulsante del festival è l’ideazione della tavola rotonda, Politics, molecular, Processual Art, coordinata da Nicholas Ridout, direttore del Department of Drama della Queen Mary University di London, con gli artisti del festival, filosofi, teorici, tra i quali Laura Cull, Piersandra Di Matteo, John Mullarkey, Florinda Cambria, Lucia Amara – il cui nodo problematico di partenza è la distinzione tra la nozione di maggiorità, come sistema omogeneo e costante non sottoposto a cambiamenti, e la nozione di minorità, come sottosistemi potenziali e creativi capaci di incidere, variare e distorcere la lingua maggiore in tutte le sue dimensioni di potere (domenica 9 maggio dalle ore 16 alle 19.30 Fabbrica delle Candele).
Alle 21,30 all’ex Filanda, in chiusura c’è spazio per un nuovo ecosistemico udibile, quello tracciato da Agostino Di Scipio con Polvere di suono (ed altri resti). A partire da una logica dell’ascolto come risonanza di suono e corpo, l’autore crea dal vivo composizioni elettroacustiche interattive basate sull'accoppiamento strutturale aperto tra una macchina generatrice di suoni e l'ambiente circostante, utilizzando sistemi digitali capaci di esplorare tecniche non convenzionali di sintesi ed elaborazione del suono, spesso in analogia con fenomeni di rumore e turbolenza.

Voto 8 

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